Valanghe: quanto ci possiamo mettere di nostro?

Si chiamano trappole euristiche quelle che, senza che ce ne rendiamo conto, ci possono indurre a errori grossi di valutazione del rischio.

Valanghe: quanto ci possiamo mettere di nostro?
Gli aspetti modaioli che più colpiscono l’immaginazione di chi non è pratico del terreno scialpinistico (ma a volte anche di chi è pratico) non ci aiutano a muoverci in sicurezza. Lo spirito di emulazione, l’evidente appetibilità di certe fotografie o le emozioni destate da filmati coinvolgenti sono nemici della nostra capacità di muoverci con appena sufficiente sicurezza nei terreni innevati di montagna.

Discuterne fa certamente bene, anche se non si può, quasi per definizione, arrivare mai a regole certe. L’entusiasmo non dovrebbe mai essere eccessivo.

Occorre riflettere sul fatto che molte nostre decisioni, e dunque molti nostri comportamenti, non dipendono da pensieri e valutazioni razionali. Sono al contrario il frutto di schemi di pensiero non logico. Questi procedimenti mentali sono stati definiti “euristici” perché non seguono itinerari rigorosi e logici. In realtà euristico è propriamentre ciò che è intuitivo (e che andrebbe poi dimostrato), dunque non sarebbe pertinente ai comportamenti (qui sotto elencati) che di intuitivo non hanno nulla ma che sono invece legati alla prassi, alle abitudini e ai consolidati vizi psicologici che tutti abbiamo, non certamente solo in terreno scialpinistico.
Ciò nonostante alcune situazioni psicologiche sono state definite “trappole euristiche”.

Igor Chiambretti e Anselmo Cagnati, riprendendo peraltro studi ancor meno recenti, hanno risssunto i meccanismi più comuni che inducono anche i più esperti in possibili errori:

Familiarità, overconfidence
Conosciamo bene questo percorso, lo abbiamo già fatto decine di volte, magari è già tracciato: perciò non valutiamo di volta in volta se è necessario, in base alle condizioni, fare varianti o interrompere la gita.
Eccesso di determinazione
Siamo arrivati a questo punto, manca poco… non saranno mica questi pochi metri a fermarci…
Euforia
Troppo bello! Che polvere fantastica… e giù, uno dietro l’altro.
Consenso sociale
Molti non ritengono di essere autorizzati alle decisioni e delegano senza neppure porsi il problema. Pensano che il consenso sia più forte se non c’è critica.
Competizione
Essere sempre primi, magari fare la “prima” stagionale di una montagna.
Aura dell’esperto
Nel gruppo c’è sempre chi sa sciare meglio o chi, in effetti, ha più esperienza. Questi tenderà a fare da capogita.
Istinto gregario
L’affidarsi al gruppo significa anche credere che, in quell’ambito, qualcuno si accorga di sicuro di eventuali pericoli, quindi ci si sente autorizzati a deresponsabilizzarci.
Effetto dell’apprendimento negativo
Se si riesce a concludere una gita senza che sia successo nulla, si tende a pensare di aver in ogni momento fatto le scelte migliori. Niente di più sbagliato!
Sindrome del cavallo
Occorre fare in fretta, abbiamo pocoi tempo. Non stiamo tanto a pensarci!
Sindrome dell’orso
Questa è riservata a chi va da solo.

Daniele Fiorelli, nato e cresciuto in Valmasino, è guida alpina e Istruttore nazionale delle Guide alpine Italiane, oltre che membro del CNSAS con le qualifiche di Istruttore nazionale e tecnico di elisoccorso. Da responsabile del corso per Aspiranti Guida alpina della Regione Lombardia, Fiorelli ritiene questi argomenti estremamente importanti, tali da essere inseriti nell’ambito dei corsi.
A proposito delle trappole euristiche, Daniele è stato molto chiaro: “Permettimi la franchezza, per quanto riguarda le valanghe, specie nello scialpinismo, è meno difficile di quanto si pensi mettere il culo nelle pedate».

Come quella volta che due esperti valtellinesi si sono trovati, dopo una nevicata, sul lato valtellinese delle Orobie. Un itinerario da loro percorso più e più volte, quindi da loro ben conosciuto, gli è stato fatale.

E il pericolo non riguarda solo i principianti o i mediamente esperti: riguarda tutti.

Ancora Fiorelli ritiene che l’overconfidence e la familiarità con i luoghi siano pericoli “del tutto traversali, quasi democratici. Tocca tutti, dai meno esperti, ai garisti, ai professionisti. Capita che in montagna, specie su itinerari conosciuti, ci si muova con i paraocchi. Sono stato qui due giorni fa, la conosco come le mie tasche, faccio sempre questo fuoripista dopo le nevicate. Sono tutti ragionamenti che ciascuno di noi fa quasi inconsciamente, ma sono pericolosi. L’abitudine ci porta a pensare meno, ad abbassare il livello di attenzione tralasciando tutto un processo decisionale di scelte che invece va sempre affrontato (in Skialper n. 133)”.

Fiorelli insiste sul fatto che in montagna occorra sempre ricordare di pensare, pena la possibilità, altrettanto rischiosa, di ritrovarsi nell’effetto gregge. Auspica che nessuno, che appena abbia un dubbio sulle decisioni prese, stia zitto nel timore di dire cose considerate stupide. E valuta che, al limite, chi si trova in gruppi per nulla numerosi, alla fine decida con più autonomia.

Mi rendo conto che non è facile. Serve lucidità, autocritica, un’imprescindibile conoscenza del terreno che va coltivata e migliorata” continua, concludendo poi con il classico, ma sempre valido consiglio, di non sopravvalutarsi mai.

In ogni caso, coloro cui succede qualche incidente o qualche brutta avventura, hanno valutato in modo erroneo indizi di instabilità, oppure si sono sovrastimati, oppure ancora hanno subodorato un rischio ma hanno ugualmente continuato. A volte le tre cause si sono totalmente o parzialmente sommate.

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Valanghe: quanto ci possiamo mettere di nostro? ultima modifica: 2021-12-16T05:24:00+01:00 da GognaBlog

36 pensieri su “Valanghe: quanto ci possiamo mettere di nostro?”

  1. 36
    albert says:

    35) tra l’altro.. per le imprese  impegnative primaverili ..prima con altre pratiche piu’tranquille e graduali , compreso sci di fondo,si mette a punto il fisico e la tecnica…ed i materiali…e si elimina peso corporeo superfluo. Si arriva tirati a lucido come purosangue, mentre una pratica affrettata risente  di arrugginimento ( esclusi gli atleti sempre in tiro ,  con allenamento e controlli medici)

  2. 35

    Oltre a essere molto più sicuro, lo scialpinismo primaverile è bellissimo!
    Come guida in inverno organizzo corsi per principianti, quindi su terreno facile, o qualche gita poco ripida. Le grandes courses meglio farle in primavera, anche per coglierne la più profonda essenza. Provare per credere:
    http://marcellocominetti.blogspot.com/p/programma-skiratta-scialpinismo-ice.html 

  3. 34
    albert says:

     anche a  primavera un rischio di valanga esiste…di neve marcia molto carica di acqua..quindi bisogna anticipare le uscite nelle prime ore..con levatacce.

  4. 33
    Alberto Benassi says:

    Emanuele: attesa e rinuncia,  due comportamenti che non vanno più d’accordo con le prerogative della società di oggi.
     

  5. 32
    emanuele says:

    @31  …aspettare…la primavera…. La saggezza non va di pari passo alle mode, all’apparire, e ai tempi imposti dal mondo moderno.
    Il gusto dell’attesa è prerogativa di pochi, visti come antichi, eppure, se sapessimo aspettare ci divertiremmo di più e perderemmo meno tempo a girovagare in giornate fredde e con neve brutta e pericolosa.

  6. 31
    andrea gobetti says:

    Per chi come ne teme molto le valanghe il meglio è aspettare la primavera.

  7. 30
    albert says:

      a volte, rare, ci si guarda dalla possibile valanga e si finisce in una…buca o dolina semicoperta da neve
    https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2021/12/19/news/riprese-stamattina-le-ricerche-dello-scialpinista-disperso-1.41047078
     

  8. 29
    albert says:

    28? LorenzoMerlo, come è vero!!! ci simettono pure  le doline.Neppure  Allan Poe ci sarebbe arrivato in un ennesimo racconto del terrore.
    https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2021/12/19/news/riprese-stamattina-le-ricerche-dello-scialpinista-disperso-1.41047078
    “Inghiottito a testa in giù, pensavo a mia moglie ed ai miei figli…ecc.. il telefonino non aveva campo…vedevo il cielo le stelle…
    https://www.radiopiu.net/wordpress/ritrovato-in-vita-lo-scialpinista-in-alpago-era-finito-in-una-profonda-dolina/.   In altro caso non andò bene, ma fu una “vittima di guerra”https://www.rainews.it/tgr/trento/audio/2019/09/tnt-morto-trincea-parco-di-paneveggio-condanna-1-milione-risarcimento-famiglia-paolo-di-lena-3d15e278-3afd-4360-96cb-0d807ea5f85c.html                     Caso simile: si salvo’perche riusci’ a gettare fuori dalla fossa una giacca colorata. Cosa fare per prevenire o risolvere  tali rari sprofondamenti ?

  9. 28
  10. 27
    albert says:

    https://milano.corriere.it/notizie/lombardia/21_dicembre_18/valtellina-turista-americano-travolto-valanga-pensavo-fosse-fine-poi-mi-hanno-salvato-4-adolescenti-ad261bee-5fd4-11ec-9352-9ed724df04f7.shtml
    ci sono anche buone notizie..ma la mania della neve vergine e ripida  quando e’ cominciata? che implicazioni psicologiche  ci girano attorno?
    .https://gognablog.sherpa-gate.com/il-fuoripista/
    Lo sci di fondo  su pista ed escursionistico in terreni  sicuri e’ormai considerato da” mezzeseghe” o pensionati con panza?? fuori periodo della gara…il tracciato  Marcialonga tra Fassa e Fiemme intero  o a tappe  e’ sempre una bella avventura tranquilla e..si puo’ anche tornare a casa usando i pullman o con auto di “servizio “di complici che intanto si fanno shopping o turismo in paesi disseminatti lungo il tracciato.

  11. 26
    albert says:

    Molti dei”meccanismi ” che inducono ad errori…forse si potrebbero estendere ad altri ambiti..per esempio incidenti sul lavoro, sempre piu’frequenti.Si invocano maggiori controlli  di “ispettori”, ma la sicurezza deve provenire anche dalle abitudini dei lavoratori singoli e pure di “team”. Si legge che per la fretta di ricorrere all’ecobonus”110%”, si assume personale poco  formato. Gran lavoro per caporali che si danno da fare ai “bar -navigator”.In compenso i corsi professionali pluriennali  a numero chiuso  stentano a occupare tanti allievi  pari ai posti offerti.

  12. 25
  13. 24
    albert says:

    le varie tipologie e di neve come :cristalli, strato, umidità eccetera sono sempre  eccedenti le pur numerose esperienze, persino su un percorso sperimentato come le proprie tasche.Esperienza recente in altipiano del Cansiglio insemplice escursione su strada forestale:mezzo metro di neve”bianca- ed altro non sa la massa) … con soli scarponi si sprofondava 40 centimetri e si udiva un leggero sfiato..neve gonfia diaria. Con ciaspole si sprofondava meno ma sempre incedere difficoltoso e faticoso..con sci ..ancora meno ma scivolata tra due  tunnell e sempre col fruscio nella compressione.. favoriti i pedoni solo scarponati che si tenevano su traccia ottenuta da anonimi suv 4×4 ansiosi di provare  i maxi coprtoni e le ridotte.Alcuni di questi mezzi che hanno osato in sentiero ripido hanno invocato l’intervento dei vigili del fuoco,spero debitamente conteggiato.Per non pagare  certi hanno accampato la scusa che la strada di servizio a rifugio non era stata chiusa…provvedimento preso il giorno dopo…mica ci sono servi sempre pronti  a levatacce notturne.Ormai non si aspetta piu’ il consolidamento del manto.

  14. 23
    Marcello says:

    l’articolo non parla di un aspetto per me importante accettare che viste le condizioni si deve tornare indietro, le salite effettuate sono considerate vittorie le ritirate sono sconfitte e in un gruppo c’e’ sempre chi non vede motivo di ritirarsi o di essere l’unico a non considerare giusto proseguire. 
    Altra cosa che ho visto diverse volte e’ sapere che le condizioni sono pericolose,ma tanto noi siamo da questo lato,fin qui’ non arriva di sicuro…
    Purtroppo valutare i rischi e’ difficile  e non farsi condizionare addirittura da se stessi richiede comunque un percorso di autoapprendimento e autoanalisi

  15. 22
    albert says:

    10  :persino il  calcolo delle Probabilita’, roba tosta, prevede una definizione soggettiva..purche’ rispetti certi “assiomi”..ovvero dopo aver fatto tutte le considerazioni  , analisi e ccc.ci si aggiunge un “quid”di fiducia o sfiducia.In genere se, si fa ruotare una ruota di bicicletta, si ferma quando il valvolino e’ in posizione bassa o circa..ma se il perno non e’ perfetto?? se un dado non e’ equilibrato ? anche un esperto puo’avere  talmente tante variabili in mente..che ad un certo punto decide cosa fare senza perdersi  in un oceano di dubbi , anche il tempo a disposizione conta. Ci sono decisioni da prendere  in tempo reale e a lungo termine..https://dizionario.internazionale.it/parola/in-tempo-reale

  16. 21
  17. 20
    albert says:

     In molte situazioni si va  con la dinamica della “scommessa”valutando ( anche a spanna) le probabilita’ di successo circa ( x/100) confrontate con  quelle di insuccesso (y/100 con x+y =100)Per ogni esito si riceve un premio o si perde.Nelle sciate fuoripista  la vincita e’una bella sensazione+esperienza ( compreso uscire indenni da valanga), la perdita consiste in rimetterci la vita o avere gravi incidenti.In situazioni complesse e’difficile avere x e y misurati ..si entra in una fascia vaga e nebulosa.Talmente  complicata da affrontare razionalmente che , anche esperti, giunge il momento in cui si va a …naso,si guarda il sole, la temperatura, il manto   si ascolta il fruscio  scatta  in testa un semavoro..verde giallo o rosso?Vale per tante scelte della vita, c’e chi lancia una moneta, chi consulta statistiche e casistica e studi scientifici e compila diagrami ed intanto l’ opportunita’  e’ sfumata , chi va a farsi leggere le carte..
    https://www.odysseo.it/spieghiamo-cose-la-probabilita-soggettiva/
    https://matematica.unibocconi.it/articoli/la-teoria-delle-catastrofi
     

  18. 19
    Roberto Pasini says:

    Non per fare il Pierino, ma non si devono confondere le euristiche con i bias cognitivi. Questi ultimi sono un sotto-insieme di euristiche, ma spesso dannose. Un bias cognitivo è la nostra tendenza a sovrastimare i rischi poco probabili e a sottostimare i rischi più probabili. Un altro esempio di bias lo vedremo in azione tra poco. Pfizer ha annunciato il lancio di un farmaco anti Covid (dal nome commerciale Paxlovid, bel nome). È prevedibile che susciterà meno resistenze e diffidenza del vaccino. Perché? perché un farmaco lo prendi quando sei malato, un vaccino quando sei sano. Siamo umani. Contribuire a far luce su come prendiamo decisioni può valere un Nobel.

  19. 18
    Mario says:

    A chi non è capitato di infilarsi in una situazione critica e di uscirne per il caso benigno? Penso a tutti qui o la maggior parte. La teoria viene dopo ma soprattutto ti rendi conto che nella stessa situazione con la stessa esperienza faresti la stessa scelta che  il senno di poi  non ammette.

  20. 17
  21. 16
  22. 15
    lorenzo merlo says:

    Bello.
    Senza l’assunzione di responsabilità di tutto ciò che accade, l’esperienza costruisce dogmi e superstizioni.
    Con, realistici ed attendibili momenti di indagine e riflessione.

  23. 14
    Paolo says:

    Ci mettiamo, a volte, molto nel nostro. Trappole cognitive e comportamentali,alla fine maggio di quest’anno siamo rimasti sotto una valanga in 6,staccata da un altro gruppo, fortunatamente usciti autonomamente e illesi.
    Ero alla 95 Gita di stagione  e non mi vergogno di affermare che le valanghe mi fanno paura ma noi quel giorno abbiamo infilato un nutrito gruppo di errori.
    Aveva nevicato tutta la notte, 40 cm di neve nuova pesante su neve ormai trasformata.
    Ritardo nella partenza gita attendendo migliorie del tempo
    Ulteriore ritardo per aspettare un paio del gruppo molto più lenti e che sono rimasti fuori dal fronte. 
    Dubbi  e discussione sull’eventualita di continuare, dubbi espressi anche dall’altro gruppo, il quale poi decide di continuare e noi che alla fine decidiamo comunque di seguirli, accontonando la salita al canale ma non valutando che anche il pendio a lato dello stesso avrebbe potuto scaricare anche se con pendenza molto più dolce dello stesso.
    Nel frattempo siamo a metà giornata ed è uscito il sole e siamo a fine maggio, il pendio è esposto a sud.
    Ci ricorderemo a fatto avvenuto che il prossimità del luogo dove ci eravamo fermati per decidere c’è un bivacco in memoria di 2 skialp che hanno perso la vita li sopra.
    Dovevamo rimanere a letto. 
    Gli stranieri si sono dileguati, noi abbiamo passato il pomeriggio a deporre presso l’autorità locale come da norme in vigore nel nostro paese. 
    Continuo ad aver paura. 
     

  24. 13
    Michele Comi says:

    Se ci devi pensare è già tardi.
     
     

  25. 12

    Uno dei testi fondamentali su cui mi sono formato, assieme a quasi 40 anni di professione, è L’ENIGMA DELLE VALANGHE di Colin Fraser. Già molto tempo fa mi ero detto che se si parlava di enigma si capiva che c’era poco da stare allegri, perché diversamente si sarebbe intitolato solo: Le Valanghe. Poi ho avuto tra i miei istruttori un certo Alberto Psleari che non si è mai vergognato (in un ambiente allora pregno di celodurismo) di dure ai corsi guida che lui delle valanghe aveva una fifa boia. Come non essere d’accordo?

  26. 11
    Carlo Bona says:

    … euristico verosimilmente nel senso che al termine davano Tversky e Kahneman. “Pensieri lenti e veloci” di quest’ultimo (Nobel per l’economia) rende chiaramente l’idea di come si decide in condizioni di incertezza, quindi anche a fronte del pericolo di una valanga…

  27. 10
    paolo says:

    Interessante , aggiungerei pero’ 2 punti .Primo le previsioni , tutte, sono soggette ad errori per definizione, non e’ possibile prevedere tutti i fattori che determineranno un evento futuro, e quindi bisogna ricordarsi che anche prevedere se avverra’ una valanga o no e’ comunque una attivita’ soggetta a probabile errore. Punto 2 , ognuno di noi e’ anche propenso al ‘Rumore ‘ nelle previsoni, cioe’ ognuno di noi puo fare una previsione differente rispetto ad un evento futuro uguale o simile in momenti differenti, e intendo dire a parita’ di altre condizioni, esempio se quella mattina hai litigato con la moglie oppure sei di ottimo umore potrai fare previsioni differenti, se hai avuto un incedente poco tempo prima avrai minore propensione al rischio , se ti e’ sempre andato tutto bene avrai maggiore propensione al rischio, ricordiamoci di questo , e avere membri del gruppo che prevedono in modo indipendente, cioe’ senza influenzarsi l’un l’altro, puo’ aiutare a diminuire questo problema   

  28. 9
    Matteo says:

    Forse ha ragione Giuseppe e il termine più adatto sarebbe stato “trappole cognitive” (e comportamentali)

  29. 8
    Matteo says:

    Non sono sicuro che l’autore intendesse “euristico” meramente come “non canonico”…e in effetti parla di trappole euristiche, che sono quelle in cui ti infili quando ti affidi a un pre-giudizio su basi sbagliate.
    Detto in altre parole, devi ascoltare l’istinto ma anche la ragione, l’esperienza ma anche l’osservazione, ecc. 
    E devi essere cosciente di cosa fai, altrimenti entrano di soppiatto altre dinamiche, ancora più pericolose, tipo istinto gregario, machismo, paura del giudizio altrui ecc.
     
     

  30. 7
    Giuseppe Balsamo says:

    Articolo molto interessante.
    Ma al posto di trappole euristiche avrei utilizzato trappole cognitive, per le ragioni spiegate da Merlo nei suoi commenti (se ho capito bene).
    Molti degli esempi riportati come trappole euristiche mi sembrano invece il risultato della soppressione del proprio intuito a favore di schemi mentali precostituiti.
    Quindi, piuttosto, della negazione della componente euristica dalle nostre scelte.

  31. 6
    lorenzo merlo says:

    Trovo inappropriato l’impiego di euristico in questa occasione in quanto esso allude a non canonico, non lineare, non ortodosso rispetto la consuetudine. Ma quanto accennato nell’articolo in quanto – secondo l’autore – euristico, è tutto parte della consuetudine.

  32. 5
    lorenzo merlo says:

    Un esempio di attenzione e di conoscenza che riguarda il corpo e non l’intelletto, nonché le informazioni sottili che l’ascolto, purificato dall’inquinamento di memoria e saperi cognitivi, è in grado di fornirci.
    http://stilealpino.it/2021/12/sentire-prima-di-sapere/

  33. 4
    Matteo says:

    Non capisco perché non condividiate l’uso dell’aggettivo “euristico”, in quanto mi sembra assolutamente appropriato. Dalla Treccani:
    “detto di ipotesi che viene assunta precipuamente come idea direttrice nella ricerca dei fatti, e del metodo stesso di ricerca così condotta: mezzo e., in senso lato, mezzo di ricerca. In partic., in matematica, procedimento e., qualsiasi procedimento non rigoroso (a carattere approssimativo, intuitivo, analogico, ecc.) che consente di prevedere o rendere plausibile un risultato, il quale in un secondo tempo dovrà essere controllato e convalidato per via rigorosa.”
    Euristico in questo contesto significa azione/decisione determinata da un singolo fattore  preso come base (lo fanno gli altri, la volontà di arrivare in cima, quello che sento, l’esperienza precedente, le “rece”, ma anche il bollettino dice rischio 1, la pendenza è di 20°) , e non dall’assieme di tutti i fattori disponibili, valutati e mediati dall’intelligenza.
    Ciò è particolarmente pericoloso quando la verifica della bontà o meno delle scelte ha buone probabilità di essere catastrofica, come nello sci-alp

  34. 3

    Non capisco l’aver voluto usare l’aggettivo euristico. Lo ritengo semmai un ulteriore motivo di scarsa comprensione in un campo in cui serve un pragmatismo assoluto. Lungi da me l’avere capito tutto sulle valanghe, mi sembra che l’articolo tralasci elementi tipici del nostro tessuto sociale come: la disponibilità scarsa di tempo del praticante medio, quindi poco disposto alla rinuncia, e al peso dei social. Ho da poco visto un video di Arianna Tricomi ( 3 volte vincitrice del freeride word tour ) in cui si riflette su una giornata di cattive condizioni finita con un quindicenne morto in valanga. L’ho trovato molto istruttivo perché viene dalla parte (esperte ma giovane) di chi ha subíto anziché da quella ipertecnica di chi  professa più dogmi che dubbi. Il film si chiama “Vita de Nëi”, se vi capita guardatelo.
    E…sempre su con le rece.

  35. 2
    lorenzo merlo says:

    Euristico qui, mi pare davvero fuoriluogo.
    Nessuna info rispetto a quanto si sarebbe potuto leggere in merito 40 anni fa.
    “L’importante è pensare” poi devia il discorso su un un solo livello, quello della memoria e quello razionale.
    Tutta l’informazione disponibile attraverso il sentire non è citata seppur fondamentale per entrare in relazione al tema secondo se stessi e non secondo retoriche. E non è citata in quanto sconosciuta, temo, all’autore.
    Mi pareva che Daniele si stesse avvicinando alla dimensione dell’ascolto. Mi hanno informato male.

  36. 1
    albert says:

     Da mettere in archivio e consultare spesso, oltre che ai siti tecnici sulla tipologia delle valanghe, attrezzature , carte  regionali delle valanghe. Interessantissimi i profili delle trappolel euristiche, connesse ai comportamenti individuali e di gruppo.In fin dei conti certe pratiche sportiv- esplorative sono state “inventate”da poco, mentre le valanghe dannose ai centri abitati lo sono da secoli.https://www.oggitreviso.it/valanghe-sul-col-visentin-ecco-le-immagini-269533..anche sulle Prealpi venete molto gettonate essendo le prime raggiungibili e per caso molto innevate a dicembre.

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