Flash di alpinismo
Citazioni, impressioni e immagini – parte 13 (13-13)
di Massimo Bursi
Glossario
Alpinismo: attività di difficile definizione essendosi sviluppate negli anni diverse attività collaterali e collegabili all’alpinismo classico. Gli esperti dibattono spesso se le diverse forme di arrampicata siano o meno alpinismo. Non è pensabile che tutte le forme di arrampicata rientrino nel concetto di alpinismo. Per una definizione di alpinismo si rimanda ad altre pubblicazioni più autorevoli.
Ancoraggio: punto di sosta della cordata. Può essere costituito da chiodi collegati con cordini, punti di ancoraggio naturali, quali spuntoni o clessidre e punti di protezione mobili, quali nut e friend.
Arrampicata artificiale: modalità di salita su roccia utilizzando anche i chiodi e in generale tutte le possibili protezioni come appigli e appoggi per la progressione. E’ contrapposta all’arrampicata libera.
Arrampicata a vista: in inglese on sight, significa salire una parete senza conoscere preventivamente i passaggi e non utilizzando le protezioni, cioè i chiodi o i nut, per la progressione. L’arrampicata a vista è contrapposta all’arrampicata lavorata.
Arrampicata clean: tipologia di arrampicata introdotta negli anni ‘70 dagli americani e ripresa dagli inglesi con il nome di arrampicata trad cioè tradizionale poiché non fa uso di chiodi e di spit ma di sole protezioni mobili. Le fessure in granito si prestano maggiormente per questa arrampicata particolare.
Arrampicata free soloing: arrampicata in solitaria senza corda.
Arrampicata in aderenza: particolare tecnica di scalata, l’aderenza, da applicare su placche piuttosto lisce e non verticali ma semplicemente ripide.
Arrampicata in cordata: la cordata di due o tre scalatori è la modalità più classica di scalare. E’ contrapposta all’arrampicata in solitaria.
Arrampicata indoor: arrampicata in palestra indoor su struttura artificiale composta di pannelli e di prese componibili di svariate forme e fogge.
Arrampicata in giornata: in vie particolarmente lunghe ed impegnative il fatto di concludere l’itinerario senza dover ricorrere al bivacco è un motivo di particolare merito ed indice di velocità.
Arrampicata invernale: ripetizione di un itinerario nel periodo invernale 21 dicembre – 20 marzo. A seconda delle condizioni di temperatura ma soprattutto di presenza o meno di neve e ghiaccio, le difficoltà possono variare enormemente.
Arrampicata libera: in Italia si è anche usato in passato il termine dal suono inglese free-climbing che curiosamente non è utilizzato all’estero. E’ l’arrampicata che utilizza solo appigli ed appoggi per la progressione senza fare uso dei chiodi o delle altre protezioni che servono solo per proteggersi in caso di caduta. E’ contrapposta all’arrampicata in artificiale.
Arrampicata mista: arrampicata di roccia e ghiaccio.
Arrampicata solitaria: è contrapposta all’arrampicata in cordata. Lo scalatore solitario può fare uso o meno della corda a seconda dello stile che segue.
Arrampicata sportiva: arrampicata libera su una via dove sono presenti spit che riducono la componente di rischio per mantenere la sola componente sportiva. Spesso le vie risultanti sono chiamate vie plaisir. E’ contrapposta all’arrampicata trad.
Arrampicata trad: tipologia di arrampicata introdotta dagli inglesi. Trad (tradizionale) è l’arrampicata che fa uso delle protezioni mobili dell’arrampicata clean ma ammette anche gli spit se e solo se piantati in arrampicata dal basso e da capocordata. Le fessure in granito si prestano maggiormente per questa arrampicata particolare.
Arrampicatore: altresì chiamato climber o scalatore. E’ contrapposto all’alpinista poiché predilige solo vie di arrampicata, in montagna o meno. Come per il concetto di alpinismo, anche questo termine è fonte di fraintendimenti e quindi per una definizione più precisa si rimanda ad altre pubblicazioni più autorevoli.
Attacco: preciso punto di inizio della via. A volte raggiungere l’attacco non è facile né scontato.
Big wall: tecnica che si è sviluppata in Yosemite Valley per salire un itinerario che prevede la permanenza in parete di diverse giornate.
Bivacco: è il pernottamento in montagna o in parete. Può essere pianificato o improvvisato, con attrezzatura idonea o di fortuna.
Boulder: scalata di un masso. E’ diventata una disciplina di arrampicata a sé stante (bouldering).
CAAI: sodalizio alpinistico, sorto nel 1904, che ammette i soci CAI che praticano alpinismo ad alto livello.
CAI: Club Alpino Italiano, il sodalizio alpinistico italiano per eccellenza. Fondato nel 1863.
Camino: particolare conformazione rocciosa della parete che presenta una rientranza verticale spesso umida. Si scala con una particolare tecnica di arrampicata.
Camp 4: il campeggio storico della Yosemite Valley, punto di riferimento degli scalatori della zona.
Cengia: zona particolarmente abbattuta della parete, con andamento più o meno orizzontale, dove è possibile a volte camminare e riposarsi.
Chiodo: la protezione per eccellenza dello scalatore. Ne esistono di diversissimi tipi. Ci sono chiodi tradizionali che si piantano nelle fessure e chiodi che si piantano effettuando un buco con un trapano nella parete liscia. Questi chiodi sono detti a pressione. Evoluzioni tecnologiche di questi chiodi sono gli spit ed i fix. Un altro chiodo spesso usato si chiama fittone che viene fissato con resine epossidiche in un buco artificiale. Fra i chiodi tradizionali, di più piccole dimensioni segnaliamo i rurp.
Circo Volante: o Mucchio Selvaggio: gruppo spontaneo torinese di scalatori sorto attorno alle figure di Giampiero Motti e forse di Andrea Gobetti negli anni Settanta.
Clessidra: buco particolare nella roccia che consente il passaggio di un cordino. Da utilizzarsi come protezione naturale.
Cliff: altresì chiamato cliff-hanger o sky-hook. Sono ganci a cui appendersi direttamente, o con staffa, in arrampicata artificiale estrema.
Concatenamento: salita consecutiva di due o più vie. Di solito mirato ad essere “in giornata”.
Corda: specifica attrezzatura progettata appositamente per l’arrampicata.
Corda doppia: particolare tecnica utilizzata per scendere velocemente da una parete utilizzando una o due corde passate “doppie” su un punto di sosta. Malgrado l’apparente facilità, è una manovra da considerarsi pericolosa.
Corda fissa: tratto di parete attrezzato per consentire un facile passaggio agli alpinisti. Molto famose sono quelle himalayane.
Cordino: anello di corda, generalmente di diametro inferiore rispetto alla corda, che serve per diverse manovre in parete. Molto utilizzati sono i cordini di materiale kevlar, chiamati appunto i kevlar.
Diedro: sezione di parete a forma di libro aperto con diversa angolatura, da salire con tecnica particolare.
Chiodi universali di acciaio dolce
Discensore: nome generico che identifica una tipologia di attrezzi utilizzati per scendere in corda doppia.
Dry-tooling: tecnica di scalata mista, su ghiaccio e su roccia, che viene effettuata con ramponi e piccozze.
Dülfer: tecnica particolare di scalata in opposizione in fessura.
EB: celebre marca delle prime scarpette di arrampicata degli anni settanta.
Exentric: blocchetto di alluminio da incastrare in buco o fessura come protezione mobile. E’ un particolare tipo di nut.
Falesia: elegante modo, di origine francese, di chiamare le palestre di roccia.
Ferrata: percorso in parete attrezzato con funi di acciaio ed altri facilitazioni quali scalette. Si dice anche di una via con ampia presenza di chiodi.
Fessura: particolare frattura della parete rocciosa, molto presente sul granito. Si presta ad una particolare tecnica di arrampicata che prevede incastri di mani e di piedi.
Fettuccia: sottile striscia di tessuto utilizzata in anelli al posto dei cordini nelle manovre in parete.
Friend: ingegnoso attrezzo a camme variabili da incastrare in fessura con medesime funzioni di un chiodo da roccia, ma veloce da mettere e da togliere. Come tutte le protezioni mobili, ecologicamente non lascia traccia.
Chiodi di acciaio al cromo-molibdeno
Furbo: o bastardo, è un rinvio con anima rigida quale un filo di ferro che consente di agganciare il moschettone al chiodo anche laddove non si riesca ad arrivare al chiodo stesso con le mani. Come suggerisce il nome stesso è un sotterfugio, non molto etico, per procedere nella scalata raggiungendo chiodi altresì irraggiungibili.
Gradi: esistono diverse scale di valutazione delle difficoltà di arrampicata. Nella scala UIAA particolarmente significativo è il sesto grado ed il settimo grado. Nella scala americana significativo è il grado 5.10. Nella scala francese particolarmente significativi sono il 6a e l’8a. I gradi caratterizzati dalla lettera A sono relativi all’arrampicata artificiale: il grado A0 significa appendersi e “tirare” il chiodo.
Gri-Gri: particolare attrezzo utilizzato per assicurare il compagno di cordata. E’ alternativo al secchiello e al tradizionale nodo mezzo barcaiolo.
Imbragatura: attrezzatura composta da cinturone e cosciali che lo scalatore indossa e a cui lega la corda.
Jumar: attrezzo utilizzato per risalire lungo le corde fisse.
Maglia rapida: anello di metallo con ghiera che viene utilizzato al posto del moschettone in caso di ritirata (corda doppia o calata) poiché di costo inferiore rispetto al moschettone.
Magnesite: polvere bianca conservata in apposito sacchetto agganciato all’imbragatura. Toglie il sudore dalle mani migliorando la presa degli appigli.
Moschettone: gancio di metallo con leva di apertura. Viene posto sui chiodi e a questo va agganciato la corda. Viene inoltre utilizzato in moltissime manovre di corda.
Nuovo Mattino: all’inizio degli anni Settanta la contestazione sessantottina influenzò anche l’Alpinismo. A Torino, dal titolo di un articolo di Gian Piero Motti, un nuovo movimento alpinistico prese il nome di Nuovo Mattino. Si cominciarono a mettere in dubbio e contestare i metodi e gli scopi degli scalatori classici e l’idea della conquista.
L’idea del movimento era quella di basare l’alpinismo sulla scoperta della libertà, il gusto per la trasgressione, rifiutando la cultura alpinistica della vetta a tutti i costi, dei rifugi, degli scarponi, del CAI, delle guide e deprecando lo sfruttamento ambientale delle montagne.
Mediante metodi specifici di allenamento fisico e psichico, innovazioni tecniche spesso importate dagli Stati Uniti, si rese possibile vincere difficoltà che allora sembravano insormontabili: è il periodo in cui si cominciano ad utilizzare le scarpette a suola liscia, in cui viene sviluppato il cosiddetto free climbing.
Passati gli anni settanta e ottanta, il Nuovo Mattino tramonterà con le sue contraddizioni, lasciando nell’innovazione solo quello che poteva essere consumato e massificato.
Per estensione geografica, tutti i movimenti di cambiamento delle modalità di arrampicata avvenuti in Italia in quegli anni sono stati catalogati come Nuovo Mattino.
Essendo un movimento spontaneo, nato e scomparso velocemente, esistono diverse interpretazioni del concetto di Nuovo Mattino.
Nut: blocco di alluminio da incastrare in fessura o in un buco con medesime funzioni di un chiodo da roccia, ma veloce da mettere e da togliere. Ecologicamente non lascia traccia. Rientra nella categoria delle protezioni mobili.
Pan güllich: pannello in legno con diverse liste di legno utilizzato per l’allenamento. Ideato da Wolfgang Güllich.
Pile: tessuto che ha sostituito la lana nell’abbigliamento tecnico di montagna.
Piolet traction: tecnica particolare, frontale, di salita su ghiaccio con ramponi e due piccozze. Si è sviluppata negli anni Settanta per merito di alpinisti francesi e scozzesi.
Placca: sezione di parete caratterizzata da roccia compatta. La placca esige una particolare tecnica di arrampicata.
Protezione: punto fisso di assicurazione quale chiodo, spuntone o clessidra o punto mobile di assicurazione quale friend, nut.
Rinvio: kit composto da 2 moschettoni uniti da una fettuccia. Il rinvio viene messo fra la protezione e la corda di progressione.
Ripetizione: salita di un itinerario già aperto.
Rurp: vedi chiodo.
El Capitan: disattrezzatura di una lunghezza superata a rurp
Sassisti: gruppo spontaneo di arrampicatori estremi di Sondrio degli anni Settanta che amava contrapporsi agli alpinisti classici.
Scala Bachar: scala di corda con pioli di alluminio utilizzata per allenamento. Ideata da John Bachar.
Scala per galline: cosi viene definita una via attrezzata con troppi chiodi.
Secchiello: particolare attrezzo utilizzato per assicurare il compagno di cordata. E’ alternativo al Gri-Gri o al tradizionale nodo mezzo barcaiolo.
Sky-hook: vedi cliff.
Slackline: fettuccia tesa, fra due supporti, ad una certa altezza dal suolo, utilizzata per camminare ed effettuare esercizi in equilibrio.
Sosta: punto con presenza di ancoraggi fissi quali chiodi o da attrezzare con ancoraggi mobili da utilizzarsi alla fine di un tiro di corda o per attrezzare una corda doppia.
Spigolo: particolare naturale linea della parete che presenta, per definizione, una scalata aerea ed esposta.
Spit: vedi chiodo.
Staffa: scaletta di fettuccia composta da alcuni gradini e da utilizzarsi nell’arrampicata artificiale.
Stopper: blocchetto di alluminio da incastrare in buco o fessura come protezione mobile. E’ un particolare tipo di nut.
Streching: esercizi di allungamento dei muscoli. Da applicarsi prima e dopo la scalata.
Strapiombo: sezione strapiombante di parete. Richiede una particolare tecnica di scalata.
Tetto: sezione strapiombante orizzontale della parete. Richiede una particolare tecnica di scalata.
Tiro (di corda): o lunghezza di corda. La via sulla parete è suddivisa in diversi tiri di corda intervallati da diversi punti di sosta.
Topo-guida: è la relazione, testuale, come schizzo o in fotografia dell’itinerario.
Trave: attrezzo di allenamento con prese, appigli e buchi di diverse dimensioni.
Traversata: o in gergo traverso; si tratta di arrampicare lungo la parete con andamento orizzontale. Richiedono lo stesso impegno psicologico sia per il capo-cordata che per il compagno.
UIAA: organismo internazionale di montagna e di alpinismo che tra l’altro si occupa di definire gli standard di qualità dell’attrezzatura alpinistica.
Via: identifica un particolare itinerario di roccia o di ghiaccio sulla parete. A volte si parla di via monotiro per quelle di falesia o di via lunga o, all’inglese multipitch. Le vie sono caratterizzate da un nome di fantasia o dal nome dei primi salitori.
Epilogo
Frasi interessanti lette su riviste o su libri di montagna su cui rimuginare e qualche bella fotografia a cui pensare finché ti avvicini alla tua parete o nei lunghi sentieri di ritorno a casa.
Forse ti serve una paginetta quotidiana per stimolarti nella tua passione alpinistica…
Allora questo libro ti può aiutare poiché il mantra, l’unità narrativa – citazione, impressione, fotografia – viene ripetuta per tanti giorni dell’anno al fine di provocare sfide quotidiane anche nel lettore – alpinista più fanatico.
Sono arrivato in cima. Con un piede, beffardo, butto giù la scala che mi ha permesso di arrivare fin qui.
E’ un po’ come Cesare Maestri che, scendendo dal Cerro Torre, dopo una prima incompiuta e molto discussa salita, volle rompere, a martellate, i chiodi a pressione degli ultimi tiri di corda per impedire agli altri scalatori di ripetere il suo sogno.
Massimo Bursi, anno 1963, di Verona, è stata una fugace apparizione nel mondo alpinistico, soprattutto in Dolomiti dove scala da tempo. Scrive racconti di fantasia e vagamente autobiografici. Oggi vive ed ama la montagna in tutte le sue stagioni.
E’ al suo esordio letterario.
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