La tabella dei conti del CNSAS
di Riccardo Innocenti assieme ad Alessandro Gogna
Leggiamo nella sezione Pubblicazioni, sottosezione Trasparenza e Bilanci del sito del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) una lettera del presidente Pier Giorgio Baldracco con la quale si dà notizia della pubblicazione del bilancio 2014. Un lettera che pare rispondere all’onda dello scontento che attraversa buona parte del mondo del soccorso alpino volontario. Si tratta per ora di brusii e bisbigli che seguono alcune pubbliche prese di posizione (ma anche qualche indagine in corso dell’autorità giudiziaria) riguardanti non certo la qualità tecnica della macchina organizzativa, o tanto meno l’efficienza e i risultati, bensì alcuni episodi di gestione “personalistica”, in taluni casi anche “autoritaria”.
Il nostro blog non è certo estraneo a questo fermento. Vedansi:
Il soccorso alpino ha un’altra faccia? (17.03.2015)
CAI e SASL rispondono a Riccardo Innocenti (19 marzo 2015)
La banale irrequietezza di un inattuale purismo (26.03.2015)
I documentati dubbi di Riccardo Innocenti (27.03.2015)
La delusione di Luca Gardelli (9.06.2015)
Risposta a Luca Gardelli (19.06.2015)
Quale volontariato per il CAI di domani (29.10.2015)
Diventare tecnico di elisoccorso (30.11.2015)
Le grane del soccorso alpino lombardo (14.12.2015)
Leggiamo ora attentamente la comunicazione del presidente del CNSAS che trovate in originale a questo link:
http://www.cnsas.it/wp-content/uploads/2015/11/BIL_CEE_2014.pdf
Premessa al bilancio consuntivo 2014 del CNSAS
di Pier Giorgio Baldracco
Con questo primo passo (il neretto è nostro, NdR), il CNSAS Nazionale, allo scopo di garantire la massima trasparenza amministrativa e gestionale interna, ancorché secondo prassi consolidata questo da sempre avvenga, ha deciso di dare pubblicazione del proprio bilancio consuntivo direttamente sul sito pubblico e in ottemperanza alla 4°direttiva CEE.
Ricordando in premessa che già allo stesso viene data ampia pubblicità, non fosse per il fatto che viene formalmente approvato dall’Assemblea Nazionale attualmente composta dai rappresentanti delle 20 regioni Italiane dei rispettivi Servizi Regionali/Provinciali e da 4 rappresentanti del Club Alpino Italiano, rammentiamo, anche, che nessun obbligo di legge corre rispetto al fatto di darne pubblica evidenza.
Abbiamo deciso di effettuare tale iniziativa per il fatto di aver recentemente assunto la personalità giuridica, per singole richieste pervenute da parte di alcuni nostri soci ed, indubbiamente, anche per le indirette pressioni che talvolta qua e là si scorgono nell’etere. Infine, ma è stato il nostro volere primario, lo abbiamo fatto ritenendo che un’Associazione che riceve finanziamenti pubblici detenga un dovere certamente maggiore di altri soggetti di dare contezza di dove queste risorse vengano impegnate e con quale efficacia rispetto alla delicata mission istituzionale che dobbiamo saper correttamente interpretare nel primario interesse dell’utente.
Se questo è il Bilancio come CNSAS Nazionale, corre l’obbligo anche ricordare, che come Direzione del CNSAS abbiamo provveduto a fare una precisa ricognizione rispetto alle risorse ordinarie a vario titolo trasferite da Enti ed Amministrazioni Pubbliche ai vari livelli regionali del CNSAS.
Ebbene la cifra mediata sullo storico dei bilanci/rendicontazioni ha generato un valore pari a 14,9 milioni di euro (comprensivi degli stanziamenti statali 2014 per il CNSAS Nazionale) su base annuale. Molto lontana, dunque, dai 43 milioni vagheggiati nell’etere in un’occasione o dai 22 in un’altra circostanza, sempre nell’etere. Ancora più lontani dai 300/350 milioni di euro comparsi addirittura su qualche blog di sfaccendati Archimede incapaci, parimenti, di accertare il proprio costo rapportandolo magari ad altri modelli organizzativi europei.
Cifre del tutto ed evidentemente provocatorie come è diversamente emerso invece, dalle cifre certificate, quindi reali che sopra abbiamo riportato con attenzione.
Ben vengano, dunque, questi input poiché ci danno, da una parte, la concreta opportunità per dimostrare quanto realmente costiamo rispetto alla pluralità dei servizi resi, dall’altra di verificare e paragonare quanto costano altri servizi (diversi dal CNSAS), davvero lontani da costi standard accettabili in un paese che ama troppo spesso definirsi normale.
Passiamo ora a offrire un altro strumento di analisi che non può che legarsi a quanto sopra riferito.
Facciamo allora solo due conti, affermando che se tutte le Stazioni del CNSAS in Italia dovessero essere forniti di tutti gli automezzi necessari per non impiegare il più delle volte quelli dei volontari…, se a tutto il personale CNSAS dovessero essere forniti tutti dispostivi di protezione individuale e l’attrezzatura diversa necessaria all’attività ed il più delle volte acquistata dai singoli volontari… e ristorate tutte le spese vive direttamente sostenute dagli stessi (soprattutto nelle regioni meno istituzionalizzate) per attività di soccorso e per le varie attività formative, si perverrebbe ad una cifra stimata per larghissimo difetto di oltre 12,5 milioni di euro per il solo CNSAS Nazionale Mi pare ancora più chiaro ora… quanto “non” costi il CNSAS.
Ecco questi sono i numeri e questi sarebbero i cosi detti costi standard del CNSAS Nazionale: era ora di dirlo senza alcun tentennamento… Se passiamo, invece, a verificare altri numeri che pochi ricordano, cioè l’apporto del CNSAS offerto all’utenza per compiti e doveri di legge e per le proprie finalità d’istituto, possiamo rappresentare come la nostra organizzazione abbia offerto al nostro territorio, alle sue comunità ed all’utenza turistica un valore di n. 31.527 interventi di soccorso per n. 33.343 persone soccorse e con l’impiego di n. 149.414 volontari impiegati (dati 2008/12). Più vicini a noi, nell’ultimo biennio sono sati effettuati n. 14.251 interventi di soccorso per n. 13.874 persone soccorse con l’impego di n. 46.831 volontari.
Valori questi che crediamo diano la cifra di cosa sia e faccia il CNSAS e di cosa siano e facciano quei Volontari. Certo …anche di quanto costano.
Il documento prosegue con l’esposizione del Bilancio al 31 dicembre 2014 (Documento 1).
Considerazioni sulla premessa
Il Presidente ricorda che al bilancio consuntivo viene data “ampia pubblicità” ma non ci fornisce alcun esempio di questa. Anzi, la motiva sostenendo apertamente che la “pubblicità” è data dall’approvazione formale in ambito di Assemblea Nazionale. Ma da chi è composta l’Assemblea Nazionale? Dai rappresentanti delle 20 regioni italiane dei rispettivi Servizi Regionali/Provinciali e da 4 rappresentanti del Club Alpino Italiano!
A nostro avviso il fatto che l’Assemblea Nazionale approvi il bilancio annuale è un’autocertificazione. Essendo poi il CNSAS una sezione del CAI, il fatto che siano presenti quattro rappresentanti del CAI (nominati con mandato triennale dal Comitato Centrale di Indirizzo e di Controllo del CAI) non aggiunge nulla alla credibilità e non collabora per nulla alla gestione corretta.
Sempre nell’ottica di un dignitoso controllo della contabilità del CNSAS, andiamo a vedere chi predispone i bilanci annuali preventivi e consuntivi. Lo Statuto recita che la predisposizione del Bilancio preventivo e consuntivo, nonché il controllo delle spese previste dal bilancio, spetti al Consiglio Nazionale del CNSAS.
Detto Consiglio Nazionale “è costituito dal Presidente nazionale, da due Vice presidenti nazionali e da sei Consiglieri, nominati dall’Assemblea Nazionale, di cui tre al proprio interno, uno su proposta del Coordinamento speleologico e due eletti su una lista di almeno cinque soci proposti dal Presidente Nazionale, secondo quanto definito dal Regolamento generale del CNSAS”.
Di fronte a una tale composizione del Consiglio dobbiamo concludere che, nell’ambito del CNSAS, l’autoreferenziazione delle doppie cariche è davvero la regola.
Cane da macerie a Onna (AQ). Foto: ANSA/SCHIAZZA/DRN
L’ultima parte della premessa è dedicata a quanto “non costi” il CNSAS. Baldracco fa un conto tutto suo. Dice: “Se a tutto il personale CNSAS dovessero essere forniti tutti dispostivi di protezione individuale e l’attrezzatura diversa necessaria all’attività ed il più delle volte acquistata dai singoli volontari… e ristorate tutte le spese vive direttamente sostenute dagli stessi (soprattutto nelle regioni meno istituzionalizzate) per attività di soccorso e per le varie attività formative, si perverrebbe ad una cifra stimata per larghissimo difetto di oltre 12,5 milioni di euro per il solo CNSAS Nazionale”.
Ammessa e non concessa la veridicità e la coerenza di quest’affermazione, allora noi ci permettiamo scherzosamente (ma non troppo) di andare oltre nell’assurdo e aggiungiamo: visto che, secondo lo stesso Baldracco, il bilancio del Nazionale sta alla somma dei regionali/provinciali (prendendo per buona la somma di 14,9 milioni indicata dallo stesso Presidente) come 1 sta a 4,25, allora si arriverebbe a realizzare che, se il “non costo” del nazionale è di oltre 12,5 milioni (per largissimo difetto), il “non costo” dell’insieme regionali/provinciali sarebbe la bellezza di oltre 53,125 milioni (per larghissimo difetto). Per un totale di oltre 65,625 milioni di euro!
Se questo è un modo per giudicare la generosità dei volontari siamo davvero sbigottiti, anche se nessuno in effetti ne ha mai dubitato.
Se invece, e sempre per scherzo, il CNSAS dovesse essere messo in vendita, sappiate che il valore globale sarebbe di oltre 81,525 milioni (sempre per larghissimo difetto)!
Considerazioni sul Bilancio del CNSAS Centrale
Il CNSAS è un’associazione ed è una sezione nazionale del CAI. A livello centrale ha da poco acquisito la personalità giuridica. Sul territorio opera attraverso i Servizi Regionali o Provinciali (Trentino e Alto Adige). Tutti questi Servizi hanno una loro autonomia associativa. Alcuni hanno personalità giuridica, altri no. Tutti hanno i loro “Bilanci”.
Diciamolo subito. IL CNSAS e i suoi Servizi Regionali e Provinciali non hanno l’obbligo giuridico di fare un Bilancio. Tanto meno di farlo seguendo la IV direttiva CEE che viene citata come ottemperata da Baldracco.
Peraltro la IV Direttiva CEE, datata 1978, è stata recepita (insieme alla VII Direttiva) con il Decreto Legislativo 9 Aprile 1991, n. 127, modificando l’intero assetto normativo contenuto nel Codice Civile in materia di bilancio di esercizio delle società per azioni.
Ma il CNSAS non è una società, quindi con il bilancio targato IV direttiva CEE non c’entra nulla. Accorgersi ora di dover pubblicare un bilancio targato IV direttiva farebbe pensare che ci si è accorti in ritardo di circa 25 anni di fare una cosa che non è mai stata fatta.
Ma su questo il CNSAS ha ragione. Non lo doveva fare in questi anni e non lo deve fare ora.
Infatti il CNSAS ha sempre prodotto fino ad ora un Rendiconto. E’ quello che viene portato negli organi dell’Associazione. Ed è quello che viene approvato. E’ sempre quello che viene fatto vedere ai rappresentanti che il CAI nomina nell’Assemblea Nazionale del CNSAS per controllare quello che il CNSAS fa. Questi rendiconti non hanno mai avuto una libera diffusione. Se la pubblicazione del Bilancio 2014 è stata il “primo passo“, possiamo prevedere che il secondo sia la pubblicazione del Rendiconto?
Siccome il 95% dei soldi rendicontati è denaro pubblico parrebbe cosa buona e giusta dare massima trasparenza all’uso che se ne fa. Trasparenza: parola magica che, se non si riempie di contenuti, è alquanto vaga.
La notizia buona è che per la prima volta sul sito del CNSAS si parla di trasparenza. E si pubblicano dei dati. Quella cattiva è che quei dati – così come sono stati aggregati e pubblicati – non dicono nulla. Anzi… omettono tanto.
Baldracco nella sua lettera già alla prima riga fa riferimento alla trasparenza. Certo il bilancio dovrebbe essere trasparente: rappresenta il fondamentale documento informativo sulla dinamica “aziendale” e ha rilevanza soprattutto ai fini esterni. Ma se non si è obbligati a presentarlo, se lo si fa si dovrebbe seguire almeno quella rappresentazione veritiera e corretta che tende a esprimere il concetto indicato nella IV direttiva come “quadro fedele”: traduzione dell’espressione inglese del true and fair view.
Invece quello che il CNSAS rende pubblico, cioè accessibile a tutti tramite internet, è un documento redatto in forma abbreviata in cui si capisce veramente poco. Anche un addetto ai lavori non capisce un granché. Sembra che si sia scelto di pubblicare qualcosa solo per tacitare i molti che chiedevano trasparenza.
Ma se si ha già un Rendiconto approvato dagli organi competenti perché non pubblicarlo? Magari perché il Rendiconto dà più informazioni di quelle del Bilancio redatto in forma abbreviata secondo la IV direttiva CEE.
E siccome il CNSAS non lo pubblica, lo pubblichiamo noi (grazie a qualche informatore di buona volontà).
Ecco qui il Rendiconto approvato del 2014 (Documento 2).
Bloodhound
Chiariamo subito che il Rendiconto segue la logica del Cash Flow, mentre il Bilancio quello della competenza economica. Per collegare le cose tra di loro ci vorrebbe tutta la contabilità analitica e il piano dei conti. Ma in mancanza di queste due cose fondamentali vediamo cosa emerge da un confronto tra i due documenti facendoci una domanda semplice.
Come spende i soldi pubblici il CNSAS Centrale?
Iniziamo con il dire che il CNSAS Centrale nel 2014 ha incassato 2.439.939,00 euro di fondi pubblici.
Per salari e stipendi ha speso 250.437 euro; 852.096,51 euro se ne sono andati in assicurazioni varie. Per il programma informatico di anagrafica dei volontari Arogis ha speso 32.061,73 euro. Per pubblicare le notizie del CNSAS, anche sul giornalino Il Soccorritore, sono andati via 34.542,12 euro. I circa 30 istruttori della Scuola nazionale tecnici alpini hanno speso, da soli, 231.308,45 euro.
Il Coordinamento speleo e la Scuola nazionale tecnici speleo hanno speso insieme 134.355,58 euro.
Gli Istruttori della Scuola Forre hanno speso solo 19.399,70 euro.
Bloodhound
I cani molecolari, quei bei esemplari di Bloodhound (anche chiamato Chien de St. Hubert), che fanno tanta bella presenza in televisione, sono costati in tutto 27.845,19 euro. I cani da macerie solamente 7.856,63 euro.
I viaggi dei componenti della direzione e del consiglio hanno avuto spese per 48.269,17 euro. I viaggi dei componenti dell’assemblea sono costati solo 23.259,43 euro.
Le autovetture che compongono la flotta del CNSAS solo per assicurazione, bollo e manutenzione sono costate 35.902,57 euro. La gestione della Skoda “presidenziale”, incluso il carburante, 4.647,09 euro.
Apprendiamo pure che il CNSAS, oltre ai 2.439.939,00 euro di fondi pubblici, riceve dalla Protezione Civile circa 600.000 euro per il triennio 2014–2016, a condizione che li spenda tutti in progetti fatti con la Protezione Civile. Cosa che nel 2014 è stata fatta spendendo 92.540,83 euro.
La Protezione civile ha anche finanziato nel 2014 un piano di formazione secondo il Dpr 194/2001. In questa maniera sono arrivati altri 115.554,23 euro.
Nel Bilancio 2014 è riportato alla voce “Totale valore della produzione” la bella cifra di 3.737.818 euro. Insomma a livello centrale il CNSAS, nel 2014, ha introiti per quasi 4 milioni di euro.
Chi è curioso può confrontare il Rendiconto del CNSAS del 2014 con il Rendiconto del 2013 (Documento 3). Così può rendersi conto come variano le spese su due documenti omogenei.
Nel 2013 la Direzione e il Consiglio avevano viaggiato di più: 62.201,68 euro. Le assicurazioni erano costate molto di meno: solo 331.843,01 euro. La Scuola nazionale tecnici alpini ha speso praticamente la stessa cifra anche nel 2014: 231.472,59 euro. Mentre il Coordinamento speleo e la Scuola nazionale tecnici speleo hanno speso insieme molto di meno: 104.774,25 euro. Certo anche i cani molecolari non hanno scherzato con 57.974,03 euro mentre i cani da macerie hanno avuto spese solo per 354,60 euro. Le spese per i materiali nel 2013 sono state di ben 204.336,40 euro.
La Protezione civile nel 2013 ha finito di erogare tutti i 600.000 euro previsti per il biennio 2012/2013 mentre il CAI Centrale ha contribuito con ben 150.000 euro al progetto dell’App GeoResQ.
Dal confronto dei rendiconti del 2014 e 2013 ci si rende conto che il CNSAS aveva in mente di comprarsi una sede di una certa importanza, visto che nel 2013 aveva accantonato per l’acquisto dell’immobile 370.000 euro in un fondo apposito. Anche se ospitato nella sede del CAI Centrale a Milano, praticamente gratis, il CNSAS ambiva ad avere una sede di rappresentanza di esclusiva proprietà. Sempre da acquistare con i fondi pubblici. Un progetto che si è arenato e cui sembra si sia rinunciato nel 2014. Infatti il fondo viene ridotto a 100.000 euro, con cui a Milano si compra ben poco, e i 270.000 euro vengono spostati al fondo di riserva ordinario. Preoccupazioni per il futuro ci devono essere se nel fondo rischi futuri vengono messi 500.000 euro.
Insomma, dal Rendiconto ci si fa un’idea più chiara delle spese. Ma per essere trasparenti ci vuole il piano dei conti e la contabilità analitica. Facciamo un esempio: gli istruttori della SNATE sono una trentina. 230.000 euro all’anno diviso trenta fa 7.700 euro. Ma qui siamo al concetto della media del pollo di Trilussa. Se io mi mangio un pollo e tu nulla, in media ognuno di noi ha mangiato mezzo pollo.
Con la contabilità analitica si può vedere che Tizio ha incassato 30.000 euro di rimborsi all’anno mentre Caio solo 500 euro.
Questa è la trasparenza vera. Quella sostanziale. Non basta parlare di trasparenza per assolverla. Bisogna praticarla con i dati più dettagliati possibile.
Comunque rimane il dato di fatto che invece di pubblicare il Rendiconto del 2014, che ha una serie di voci abbastanza chiare, in nome della trasparenza si è pubblicato un Bilancio, redatto in forma abbreviata conforme a una direttiva CEE che il CNSAS non deve applicare, in cui si dice il meno di nulla e si continua a non capire come il CNSAS spende i soldi. Questo è l’attuale concetto di trasparenza del CNSAS.
Considerazioni sui bilanci dei CNSAS regionali/provinciali
Per ora abbiamo parlato solo del CNSAS Centrale; ma gli altri Servizi regionali e provinciali che rendiconti/bilanci hanno? Baldracco nella sua lettera parla di “una cifra mediata sullo storico dei bilanci/rendicontazioni” che ha generato un valore di 14,9 milioni di euro su base annuale. Se togliamo i quasi 4 milioni di euro degli stanziamenti statali del CNSAS centrale si deduce che i servizi regionali e provinciali incassano almeno altri 11 milioni di euro.
Ma di questi soldi, della loro ripartizione e di come vengono spesi, si brancola veramente nel buio. Trasparenza zero.
Ai servizi regionali e provinciali i finanziamenti arrivano principalmente in due maniere:
- Contributi diretti dalla Regione o Provincia.
- Corrispettivi da parte della ASL o dei 118 Regionali per i servizi del personale impiegato nell’elisoccorso.
Ci saremmo aspettati di trovare una tabellina con le 20 regioni italiane e a fianco di ciascuna le due colonne. Una con gli importi dei contributi 1) e una con quelli 2). A questi importi si dovrebbero aggiungere i contributi più diversi: donazioni, corrispettivi per servizi resi, vendita di gadget e spille, ecc.
Niente di niente. Eppure questa è la trasparenza evocata dal presidente Baldracco. Siccome Baldracco non ha steso la tabellina, proviamo a farlo noi.
Modellino di auto del Soccorso Alpino
Cominciamo prendendo a esempio la Lombardia.
Dal rendiconto CNSAS del 2014 veniamo a sapere che c’è un rendiconto extracontabile che riguarda il Servizio regionale CNSAS Lombardia e l’AREU Lombardia. L’AREU Lombardia è un’Azienda Sanitaria che dal 2008 ha il compito di promuovere l’evoluzione del sistema di emergenza e urgenza sanitaria territoriale.
Dal Bilancio 2014 dell’AREU (Documento 4) sappiamo che il CNSAS Lombardia ha preso dall’AREU Lombardia 3.600.000,00 euro ( vedi pagg. 2, 193 e 300).
Perché nel rendiconto del CNSAS nazionale ne sono rendicontati solo 1.017.134,06 (vedi terzultima pagina del Documento 2)? Di cui ben 720.471,81 euro sono i soldi andati ai tecnici di elisoccorso per le turnazioni che hanno effettuato.
La vicenda della Lombardia è singolare. Basta pensare che fino a poco tempo fa c’era una società, una SRL, che in nome del Soccorso Alpino faceva contratti con l’AREU e quindi incassava i corrispettivi contrattuali. Poi qualcuno ha pensato che non era una cosa che andava bene. Ma siccome il Servizio regionale lombardo del CNSAS non può prendere direttamente i contributi dall’AREU per un servizio di fatto contrattuale, il contratto lo fa il CNSAS Nazionale, che incassa il danaro per rigirarlo a quello lombardo. Non a caso la Guardia di Finanza sta indagando da tempo su queste vicende.
Ricapitoliamo: in Lombardia l’ASL dà al CNSAS 3.600.000 euro. La Regione dà un suo contributo diretto per attrezzature e altro di 1.200.000 euro. Ci sono poi altre entrate minori. In tutto parliamo di quasi cinque milioni di euro.
E in tutte le altre regioni italiane cosa succede?
L’unica regione che non dà finanziamenti al Servizio regionale del CNSAS è la Calabria.
Cane da macerie
Tutte le altre versano cifre variabili. Alcune regioni sono veramente trasparenti, come il Piemonte che non ha problemi a pubblicare (Documento 5) che il finanziamento regionale è di 550.000,00 euro l’anno. Ci sono anche servizi regionali del CNSAS particolarmente fortunati, come quello del Veneto che oltre a incassare contributi annui tra i 400.000 e i 650.000 euro ha avuto la fortuna di avere, nel 2015, altri 200.000 euro per acquistare la sede di proprietà.
Insomma i canali di finanziamento sono tanti. Anche i prenditori (tranne i soccorritori calabresi) sono tanti.
Chi rendiconta il flusso di tutti questi soldi? Certamente non la trasparenza mostrata da Baldracco. Per non parlare dei servizi regionali che, sui loro siti, non accennano minimamente al bilancio e ai soldi che entrano.
Poi, una volta entrati i soldi, si spendono. E qui sarebbe veramente utile capire come si spendono. A chi vanno? Quale è l’entità dei rimborsi spesa? Se è normale considerare rimborsi spesa cifre di 300 euro giornaliere come diaria, perché alcuni hanno decine di rimborsi spesa e altri nulla? Chi sono i volontari rimborsati e chi i volontari veramente gratuiti?
Conclusione
Nella tabella che segue (Documento 6) sono riportati i dati che si possono desumere da atti pubblici, bilanci, e notizie di stampa. Il lavoro di raccolta dati, possiamo garantirvi, è stato estremamente difficile. Abbiamo dunque una visione parziale, perciò la tabella qui proposta non pretende di essere la verità finale ma solo uno strumento per avere, prima o poi, una lucida visione dei conti. Quindi una tabella cui non dovremmo provvedere noi ma che dovrebbe essere stilata dallo stesso CNSAS. Nell’ottica di questa verità necessariamente approssimata abbiamo inserito, in mancanza sporadica di dati relativi al 2014, alcuni dati pertinenti al 2013 o 2015.
Come si può vedere, molte caselle, anche di regioni importanti, sono purtroppo vuote. Per esse non esiste alcuna pubblicazione reperibile pubblicamente. E’ vero che avremmo potuto riempirle con dati ufficiosi in nostro possesso o reperibili per vie traverse, ma non lo abbiamo fatto.
Da notare anche che talune Regioni (la Lombardia, per esempio) danno in più un loro contributo diretto per attrezzature e altro. Ci sono poi altre entrate minori. Che non abbiamo introdotto in tabella. Per esempio: in qualità di onlus, al soccorso può essere destinato il 5 per mille della dichiarazione dei redditi dei contribuenti, dunque sarebbe “trasparente” sapere se il CNSAS ha beneficiato di queste entrate oppure no e, in caso positivo, come sia stato speso quel danaro.
Con i dati a nostra disposizione (ma per varie ragioni non pubblicabili) utili a integrare la presente e molto incompleta tabella possiamo tranquillamente affermare che i ricavi totali del CNSAS (nazionale, regionale e provinciale) raggiungano quell’importo di 22 milioni di cui in altro post di questo Gognablog si parlava e che lo stesso Baldracco cita.
In nome della trasparenza, questa tabella dovrebbe essere integrata (e, dove necessario, corretta) dallo stesso CNSAS Nazionale, con il livello di dettaglio maggiore possibile.
Alla fine, ci sono tre semplici domande:
1) Quanti soldi prende tutto il CNSAS (nazionale, regionale e provinciale) a qualsiasi titolo ogni anno?
2) Quanti soldi spende tutto il CNSAS (nazionale, regionale e provinciale) a qualsiasi titolo ogni anno?
3) Come vengono distribuiti i soldi spesi?
Quando il CNSAS risponderà a queste domande con conti chiari e dati da cui si evincano i finanziatori e i prenditori, allora potremo iniziare a parlare di trasparenza.
Aggiungiamo che pure il CAI, e non solo qualche socio o privato cittadino, dovrebbe esigere che a queste domande vengano date risposte esaurienti.
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I meriti del Soccorso Alpino sono enormi; la trasparenza dei suoi conti deve invece fare ancora molti passi avanti. Questo è un inizio, ma di strada da fare ce n’è. Di seguito qualche utile suggerimento su come presentare i dati in futuro.
Per cominicare, questi dati sono del ’14; quando sono stati pubblicati? Siamo ormai nel ’16 e dovremmo aspettarci quelli del ’15.
Se si fa un bilancio “aziendale”, allora bisogna farlo “consolidato”, includendo quindi tutte le articolazioni del Soccorso, provinciali e regionali. Così si dovrà fare per il ’15. Inoltre, questo bilancio consolidato va raffrontato con il Rendiconto, accludendo una tabella di riconciliazione fra le due contabilità. Altrimenti i lettori sono costretti al certosino lavoro da formichine che Gogna e Innocenti fanno con lodevole diligenza. Diciamo chiaramente che senza un “Consolidato” e un raffronto con il Rendiconto, la trasparenza non c’è.
Non si capisce, poi, perché accantonare 0,5 milioni a fronte di rischi non specificati; il lettore è indotto a supporre che si sia voluto evitare di far risultare un utile superiore a 0,5 milioni; non sarebbe niente di grave, certo, così fan tutti, ma il CNSAS può fare di meglio. Se invece l’accantonamento ha motivi reali, van detti, il generico riferimento all’incertezza sui futuri contributi , in un bilancio “simil-aziendale”, non ha senso.
La voce di costo per “Servizi” riguarda 2,4 milioni; di questi non si dà alcun dettaglio, ma un conto sono gli schemi obbligatori, un altro le note. Esse servono a dare i dettagli, che qui mancano. Serve a poco sapere subito dopo (sia pur inossequio agli schemi obbligatorii) che per godimento dei beni di terzi sono stati spesi 0,02 milioni…
Infine, è confortante sapere che in Cassa ci sono 1,5 milioni di euro: come pensa di usarli il CNSAS? Anche qui la trasparenza sarebbe benvenuta. Grazie al lavoro di Gogna e Innocenti, possiamo stare certi che il bilancio ’15 chiarirà tali incertezze?
Solo per comunicare che la struttura che rappresento ad oggi non ha ricevuto un solo euro dalla Regione Campania.
Altresì non è attiva alcuna convenzione, con il dipendente Assessorato alla Sanità o le ASL, riguardo il soccorso sanitario in ambiente impervio e l’elisoccorso.
Girolamo Galasso, Delegato XIV Zona / Presidente S.R. C.N.S.A.S. CAMPANIA
Francesco Maria, il senso dell’articolo è aldilà del palese… la domanda che appare non chiara ma plateale è:
Come vengono spesi i fondi pubblici che gestisce il CNSAS?
Il servizio di elisoccorso è già di competenza dei 118 regionali (o come si vede anche dall’articolo nel caso lombardo da una azienda sanitaria, quindi creata ad Hoc per queste ed altre competenze in materia), che impiega forze del CNSAS e di conseguenza contribuisce finanziariamente.
Tralascio il mio punto di vista sull’organizzazione volontaria (lo trovi comodamente leggendo altri articoli su questo blog) e sul perché sia un costo supplementare, sulla gestione invece trovi sempre in questo blog diversi articoli che lasciano parecchio perplessi ed istillano diversi dubbi…
Perché pubblicare chiaramente e con trasparenza i conti di un ente pubblico normato e garantito da una legge apposita? Mi sembra troppo ovvio per rispondere… e come si legge ancora sul blog e si è letto sulla stampa evidentemente anche alla G.d.F. la risposta appare ovvia…
Si che il CNSAS è sostituibile!!! Lo è dai corpi militari che già in parte fanno il soccorso in montagna e dovrebbero farlo al 100% ma sono ostacolati dai giallorossi.
Con le tasse che pago anch’io non mi va che esista un CNSAS in concorrenza con Finanza, Polizia, Carabinieri e Alpini (Esercito).
Questi corpi non hanno mai dovuto né potuto raggiungere l’eccellenza del CNSAS perché boicottati dai doppimenti ingordi di poterucci e soldi.
Ma se i soldi sono anche i miei mi incazzo e protesto e ho fatto parte del CNSAS per poter dire che è un ente che vive anche di sprechi.
Purtroppo l’immagine del volontariato che lo permea lo rende immacolato dinanzi all’opinione pubblica ma non dovrebbe esistere. E non è sempre oro tutto quello che luccica.
Se poi i suoi bilanci sono più o meno trasparenti tanto meglio ma vorrei che non esistessero perché il CNSAS non esiste.
Siamo pieni in Italia di enti inutili e mangiasoldi e questo è uno dei tanti purtroppo.
E poi ci chiediamo perché esiste il soccorso a pagamento…
Non capisco il senso di questo articolo. Il CNSAS ha spese di gestione e formazione, sicuramente inferiori ad altri enti legati al soccorso e alla protezione civile, e i numeri degli interventi non sono pochi. Anche affidando i servizi ad altri, vedi l’elisoccorso dei 118 regionali, il costo sarebbe uguale se non superiore, e la qualità del servizio erogato penso tutti siamo concordi che é eccellente e non sostituibile. Se l’articolo intende affermare che ci sono sprechi o altri problemi di sperpero di denaro lo dica chiaro, senza sparare nek mucchio. Viceversa restano solo tante parole senza sostanza.