Reinhold Messner e Alessandro Gogna sono due degli attivisti di Mountain Wilderness Italia che, negli anni ’80, cercarono di portare l’attenzione pubblica sullo sfruttamento turistico invasivo del Monte Bianco.
In questa puntata de Il peso dell’aria, programma podcast condotto da Marco Albino Ferrari, quest’ultimo ha scelto di raccontare le proteste, le scelte etiche e il cosiddetto élitarismo ad alta quota prendendo lo spunto da quel 16 agosto 1988 pieno di sole che fece tanto discutere…
In quanto protagonista di quella vicenda devo dire che è ben raccontata, oltre che aderente alla sostanza dei fatti.
L’etica di quota Tremila
di Marco Albino Ferrari
Per ascoltare gratuitamente il programma, ideato e condotto da Marco Albino Ferrari: https://www.facebook.com/101844708977967/posts/137437282085376/
«Questo podcast mi ha molto stimolato, credo che aldilà delle imprecisioni storiche potrebbe essere un momento da rendere pubblico per eventuali serate da proporre volte a rilanciare MW ripercorrendone l’origine, la sua storia complessa, comprese le difficoltà, le contraddizioni e il percorso anche mutato fino ad oggi (Franco Tessadri, presidente di Mountain Wilderness Italia)».
«Noto varie imprecisioni nella narrazione cerchiobottista di Marco Albino Ferrari. La più eclatante è che Messner si guardò bene da partecipare all’incontro di Biella, per paura di scontrarsi con Bonatti. Bonatti fece lo stesso, per paura di incontrare Messner che allora considerava un volgare mercante di alpinismo. Entrambi però inviarono una lettera. Quella di Messner molto bella, quella di Bonatti, molto meschina. Il risultato fu che al momento delle votazioni Messner entrò tra i ventun garanti e Bonatti no. Sarebbe stato bene aggiungere che il convegno fu ideato e gestito dal Club Alpino Accademico Italiano, che il discorso introduttivo venne letto da Roberto Osio presidente dello stesso e che a presiedere le varie sedute furono lord John Hunt, Felice Benuzzi, Haroun Tazieff (Carlo Alberto Pinelli)».
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Maramaldeggiare:scatenare una guerra ed una crisi internazionale …con un pandemia non ancora superata.( o cogli l’attimo “propizio” ai tuoi fini ??)Un detto greve popolare descrive tale pratica retroattiva contro chi la scatena:”Tagliarsi gli attributi per far dispetto alle/ai partner”.
Il super cretino fa danno agli altri senza averne un vantaggio, anzi causando un danno pure a se stesso.
In Veneto terreni agricoli sostituiti da zone artigianal -industriali in decadenza o chiuse.Prevedendo erroneamente afflusso di abitanti-lavoratori nelle medesime zone-distretti (del mobile, della meccanica, della calzatura ecc),altre zone agricole rese residenziali e rimaste solo con le strade e i marciapiedi e lampioni, ma di edifici niente o poco.Col senno di poi, hanno pianto lacrime di coccodrillo pentendosi di non aver mantenuto o convertito le zone agricole a vigneto di vitigni pregiati, ma indietro non si torna. A meno che per economia di guerra imminente, non si mettano prati inutili da rasare almeno 2 volte l’anno per togliere erbacce convertiti a patate, ortaggi ,grano,mais autoctoni non importati..e concimati a merda (pure umana) come un tempo . Pure necessarie sarebbero piante adatte a legna da ardere, tipo robinia pseudoacacia o legname per mobilio tipo Paulonia , Noce nazionale, Quercia adesso importate.Pure argini di fiumi cementati con decine di chilometri di piastre, mentre la diffusione di salice servirebbe sia a compattarli che a drenare acqua facendola evaporare dalle foglie. C’e da fare parecchio oltre che dai 3000 in su…anzi a partire dal livello zero e sottozero slm.
Peccato che una “plain &hills wilderness”a minori quote sia pressoche’ impossibile..ogni forma di vita e geologia e’ pianificata e programmata , compresi i capannoni vuoti che dentro raccolgono rifiuti, non macchiari mai collocati o estero trasferiti mentre gli operai erano in vacanza estiva..Pero’in una zona industriale superflua mai decollata, vedo i muri di cemento prefabbricati e gli interni…colonizzati da piante pioniere , arbusti, muffe e al seguito insettie altri animaletti e pure le strade asfaltate di collegamento..con alberi che spaccano il manto e lo aprono come ‘na scatola di tonno. Forse basteranno alcuni decenni di libera iniziativa naturale biologica ed erosiva..dato anche che demolire costa . Abbiamo lasciato fare…lasciamo disfare.