Come diventare Guida Alpina in Sardegna?

Come diventare Guida Alpina in Sardegna?
di Marco Marrosu
(pubblicato sulla rivista Gennargentu, n. 111, 2021)

Le responsabilità di chi accompagna con tecniche ed attrezzature alpinistiche sono enormi. Gli ultimi fatti avvenuti in Sardegna rendono necessario, come disse nel 2019 il sindaco di Baunei Salvatore Corriasattuare tutte le misure possibili per la salvaguardia della salute, della tutela e dell’incolumità dei turisti e dei visitatori, i quali devono potersi avvalere di professionisti adeguatamente preparati per operare in ambiti impervi e non agevoli, prestando anche attività di primo soccorso“. Si tratta di contesti dove un errore può facilmente costare la vita a guida e cliente, dove l’imprevisto nell’ambiente gioca un ruolo fondamentale. Ormai è assodato che nessuna assicurazione paga un cliente che si è affidato a una guida abusiva e che nessuna guida potrà mai farsi tutelare da un’assicurazione su attività per le quali non è abilitata. Dal 1989 la figura professionale della Guida Alpina è riconosciuta dallo Stato e organizzata con un Albo professionale dedicato alla categoria, come gli ingegneri o i medici ad esempio, ed è l’unica abilitata all’accompagnamento e insegnamento con tecniche ed attrezzature alpinistiche. Non c’è scampo, per potere esercitare questa professione sul territorio nazionale devi (ahimè!) possedere questa qualifica. Ma anche in Europa. Infatti dal 2017 le Guide Alpine sono riconosciute come figura a “Tutela della salute e sicurezza pubblica” ed inserite in una speciale lista (European Professional Card) che le tutela e controlla. Nel mondo l’UIAGM (Unione Internazionale delle Guide di Montagna) viene rappresentata anche dalle Guide Alpine italiane e ne garantisce il titolo. Ma come si fa a diventare Guida alpina? Non rimane che chiederlo a Stefano Michelazzi consigliere nazionale del CoNaGAI, responsabile della Commissione Nazionale Abusivismo.

Stefano Michelazzi, triestino di origine pur nascendo sul mare si sente attratto dalle montagne come molti altri triestini divenuti peraltro celebri. Tanto per fare un paio di esempi: il mitico Emilio Comici e la recente stella internazionale Mauro Bubu Bole. Stefano in breve tempo si lascia trascinare da questa passione, spingendosi verso le vette e le pareti più alte di tutto l’arco alpino, specialmente verso le Dolomiti e le Api Carniche, ripetendo vari itinerari di arrampicata sportiva e classica su tutte le Alpi. Forte della sua passione e dell’esperienza acquisita aprirà ben ottanta nuovi itinerari su grandi pareti. Imparato a sciare, si appassiona alle discese su sci ripido ed estremo (un altro suo concittadino, Mauro Rumez, fu considerato tra i migliori al mondo in queste discipline) ed esegue molteplici scalate su misto e su ghiaccio. In solitaria (free-solo) scala oltre 40 vie di difficoltà fino al VII, aprendone otto in questo stile. Andare per monti è quello che gli piace e decide di farne una professione, riuscendo con volontà a diventare Guida Apina. Una volta iscritto all’albo, la sua dedizione verso il sociale e il suo rispetto per la giustizia e gli altri, lo porta a candidarsi ed entrare infine a fare parte del Collegio Nazionale. Alla difficile domanda “perché lo fai” ha una semplice risposta “Credo che siano poche le attività che ti permettono di vedere la gente felice come sulla cima di una montagna!“.

Ciao Stefano, ci spieghi cosa è il CoNaGAI (Collegio Nazionale delle Guide Alpine italiane) e quale è il tuo ruolo al suo interno?
Il CoNaGAI è un Ente pubblico ed è l’organismo di collegamento tra i diversi Collegi Regionali e Provinciali. In sintesi è l’organo nazionale di tutela della professione e il garante della professione stessa anche verso il pubblico. Il mio ruolo è quello di consigliere eletto nel Consiglio Direttivo ed inoltre ricopro diversi incarichi istituzionali.

Che cosa fa la Guida Alpina?
Sarebbe più facile dire cosa non fa… Al Consiglio europeo la Guida Alpina è definita il Super- Professionista, proprio per la moltitudine di attività possibili che non hanno riscontri in altri campi professionali. Se vogliamo però rimanere sul tradizionale, allora la Guida Alpina è il Professionista della montagna a 360°, abilitato all’accompagnamento ed alla formazione di persone in escursioni e/o ascensioni su roccia neve e ghiaccio, spaziando nei campi dell’escursionismo, arrampicata, scialpinismo, sci-fuori pista, canyoning, speleologia.

Qual è l’iter per diventare Guida Alpina?
Si parte dai corsi per diventare Aspirante Guida Alpina che è al primo grado professionale e può operare poi in ambito nazionale, con alcune limitazioni di difficoltà tecnica. Per accedere ai corsi si deve affrontare una prova di selezione con la presentazione di un curriculum minimo, già piuttosto ampio ed un test pratico su tutte le discipline. Una selezione che lascia i candidati sempre stravolti alla fine…

In seguito chi viene riconosciuto abile al percorso formativo dovrà affrontare circa 100 giornate, in un lasso di tempo di circa un anno e mezzo, di corsi ed esami nelle discipline di riferimento, oltre a sezioni culturali che spaziano dalla botanica al primo soccorso, passando per geologia, nozioni di diritto, materia assicurativa, ecc. Gli esami della prima fase sono di solito 17/18. Due anni di aspirantato e poi circa altre 20 giornate di corsi ed esami per il diploma di Guida Alpina che viene riconosciuto al fine in campo internazionale. Si potrebbe dire: Tutto il contrario di una passeggiata…

La parola “alpina” fa pensare ad una figura professionale che esiste solo nelle Alpi, ma esistono Guide Alpine appartenenti a Regioni italiane lontane dalle Alpi? Mi viene da pensare al Sud Italia e le Isole…
Il termine Guida Alpina è antico ed è riferito esclusivamente alle Guide di montagna italiane. Un piccolo motivo di orgoglio in più per questa professione che al sud delle Alpi (e al sud si arriva fino a Lampedusa) ha una tradizione delle più antiche e conta ufficialmente due secoli di storia mentre per i primi esempi di Guida, già organizzata ma non ancora ufficiale si può risalire con dati documentati, fino al 1149! Fino agli anni ’50 esistevano anche le Guide Appenniniche che si sono poi fuse con le Guide Alpine creando la grande famiglia odierna. Quindi, come detto, Guida Alpina è un nome storico che nulla ha a che vedere con la territorialità.

È opinione diffusa che per un sardo sia più complesso se non impossibile, economicamente e tecnicamente, accostarsi alla professione di Guida alpina, lasciando questa opportunità alle altre guide provenienti dal nord Italia. Ritieni che sia vero?
Tra noi Guide a livello mondiale, non esiste alcun limite territoriale (e questo per etica oltre che per legge), e le Guide Alpine di origine sarda non avrebbero alcun problema a condividere il loro territorio con altri colleghi sia italiani che esteri, come accade ovunque. Difficile per i sardi neve e ghiaccio? Lo è certo, come per qualunque guida arrivata dal sud Italia che però ha voluto ed è riuscita a prendersi la qualifica. Chi intraprende il percorso per diventare Guida Alpina lo fa per inseguire le proprie passioni e le passioni non sono mai facili da realizzare. La mia storia personale non è molto diversa, io stesso non sono originario dell’arco alpino ed è per me motivo di maggiore orgoglio essere riuscito, come racconto in La montagna di un uomo venuto dal mare.

Vale la pena comunque ricordare anche che in Sardegna arrampicata, canyoning, speleologia e direi anche l’escursionismo sono attività scoperte di recente. Grazie anche a quel libro Mezzogiorno di Pietra del 1982 scritto da Alessandro Gogna che ha fatto emergere il grande potenziale per l’arrampicata della Sardegna, sino ad allora completamente sconosciuto, promuovendo l’isola a livello internazionale. Nel libro la maggior parte degli itinerari sono stati realizzati dai tanti che hanno esplorato questa dimensione dell’isola, quasi tutti poi diventati Guide Alpine, Gogna compreso. Direi che le Guide Alpine hanno creato già da tempo una connessione diretta con la Sardegna e dimostrato amore e interesse per le bellezze che propone.

Esistono degli aiuti economici, che tu sappia, per diventare Guida Alpina?
In Sardegna, ma credo nella maggior parte del sud Italia, non abbiamo neve e ghiacco e la maggior parte delle attività che si svolgono sono legate alle pareti di roccia e magari al torrentismo. Quello che da anni si dice nella nostra Isola (ma credo in tutto il sud Italia) è che ci vorrebbe una figura intermedia che a noi piace chiamare “Guida Montana” per poter insegnare e accompagnare in arrampicata outdoor, su roccia. Quale è la posizione delle Guide Alpine su questo argomento?

Novità assoluta è l’articolazione in due livelli della professione dell’Aspirante Guida Alpina. L’Aspirante Guida Alpina di I Livello è attualmente la figura professionale che più si avvicina alle esigenze della Sardegna ed in generale dell’Italia non alpina. L’ottenimento di questo titolo abilita a lavorare nel territorio nazionale e prevede un corso di 850 ore in un solo anno. Le prove selettive rimangono difficili e complesse ma non richiedono la salita di cascate di ghiaccio, la progressione sui ghiacciai e la tecnica sciistica. Ottenuta questa qualifica, volendo si può affrontare la successiva selezione per i corsi del 2° livello a completare la figura come quella attuale e dare accesso infine al corso per Guida Alpina. In questo modo abbiamo voluto creare l’occasione per dare a tutti l’opportunità di accedere alla qualifica di Guida Alpina con un percorso meno oneroso in termini di impegno temporale continuativo. Potendo già esercitare nei limiti del primo livello, l’allievo potrà prepararsi più tranquillamente sulle attività della seconda fase. Ci stiamo spendendo da anni per una modifica di legge che apra opportunità diverse non solo alla Sardegna ma anche alle regioni italiane con meno vocazione nevosa o glaciale. Non spetta a noi purtroppo creare le variazioni di legge in proposito, altrimenti l’avremmo già fatto. Davanti abbiamo finora trovato muri che nemmeno noi che viviamo d’arrampicata siamo stati in grado di scalare… Noi abbiamo provato da parte nostra a fare delle proposte, e molte, magari prossimamente la RAS sarà più interessata.

Nel 2017 proposi all’allora Assessore al Turismo della Regione Sardegna un corso propedeutico agevolato per i residenti gestito dal Co.Na.GAI. ma purtroppo non ci furono risposte…

Visto che fai parte della Commissione Abusivismo ne approfitto… Dai dati che avete, qual è la situazione abusivismo della professione di Guida Alpina in Sardegna?
L’abusivismo di professione nei confronti delle categorie che rappresentiamo (Guide alpine, Accompagnatori di media montagna, Guide vulcanologiche) è purtroppo piuttosto spiccato su tutto il territorio nazionale. In Sardegna la situazione è preoccupante. Non dimentichiamo che la qualità del servizio che eroghiamo è il biglietto da visita nei confronti del turismo e direi che comunicare all’esterno un’immagine non chiara e anzi parecchio offuscata non sia un bel biglietto…

È intuitivo che l’abitudine di una Regione di non vigilare, permettendo che operino in montagna soggetti non abilitati che commettono un reato (ex art.348 c.p.), non sia proprio una bella immagine. Credo che chiunque, se guarda da un punto di vista di correttezza ed onestà, non possa che essere d’accordo.

Le Guide Ambientali ed Escursionistiche possono lavorare accompagnando su percorsi come quelli di Scrambling Abseiling?
Scrambling e Abseiling sono termini anglofoni che traducono soltanto “Sentiero alpinistico” e “Calata a corda” . Ho potuto notare che in Sardegna ci sia quasi una moda nell’uso di questi termini, forse per intorbidire le acque e tentare di sviare l’attenzione sul fatto che sono tecniche alpinistiche e quindi esclusiva professionale delle Guide Alpine. Il resto rimane come sopra ovvero non esiste figura alternativa alla Guida Alpina (art. 2 Legge 6/89).

Le associazioni sportivo dilettantistiche possono organizzare corsi di arrampicata / via ferrata / scrambling abseiling outdoor?

Assolutamente no. Due sentenze del 2004 e del 2005 del Tribunale di Milano più altre sentenze di Cassazione ribadiscono il concetto che le associazioni sportive non possono operare professionalmente in ambiente naturale e con l’utilizzo di tecniche ed attrezzature alpinistiche. Rimane libertà in ambito artificiale ovvero nelle palestre di arrampicata indoor. Unica eccezione il Club Alpino Italiano nei limiti imposti dalla Legge 6/89.

Con il vostro collegio nazionale voi siete anche formatori per il rilascio della “abilitazione a lavori su fune” (ai sensi DL 81-2008, DL 106-2009). Giusto per sfatare un mito, è vero che queste figure possono progettare percorsi per Enti Pubblici che richiedono impianti e installazioni su roccia come vie ferrate, sentieri attrezzati e di scrambling abseiling?
Ti rispondo in questo caso sia come “Formatore sui sistemi di accesso e posizionamento mediante funi e sistemi anticaduta”, titolo di riferimento del T.U. 81/08, sia come Guida Alpina.

Differenziamo un po’ le cose: Abseiling è la traduzione di “Calata a corda” ed è una tecnica alpinistica con uso di attrezzatura alpinistica; Scrambling è la traduzione di “Sentiero alpinistico” ed è l’insieme di diverse e più o meno complesse tecniche alpinistiche, le quali potrebbero comprendere anche la “Calata a corda”. Esistono poi certo vie ferrate, sentieri attrezzati, impianti a fune tipo “tirolese”, “ponti tibetani”, ecc.. Queste strutture sono regolamentate da norme tecniche di costruzione previste da normative anche europee, dal TU. 81/08 e diversi altri codici giuridici.

Se si deve certificare un percorso dei tipi suddetti o operare su commissione per un Ente pubblico dev’essere redatto uno studio di fattibilità ed investiti diversi professionisti (ingegneri, geologi, ecc.) a seconda delle esigenze per creare il progetto e poi affidarlo a personale competente. Solitamente queste opere vengono affidate alle Guide Alpine le quali sono abilitate a rilasciare un certificato di posa in opera (Regola d’arte).

Le Guide Alpine che hanno anche pubblicato delle Linee guida in proposito (AL.SI.) depositate presso l’Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed inserite nel R.E.L. 2017 della Regione Lombardia, possono operare ma non progettare in quanto compito esclusivo dei professionisti preposti. Anche in questo caso di solito la posa in opera viene richiesta alle Guide Alpine ed in Veneto la Legge regionale prevede la posa in opera come esclusiva, appunto, delle Guide Alpine. I motivi credo siano piuttosto intuibili. Nulla osta al fatto che una ditta specializzata si serva di operai specializzati anche non Guide Alpine, per la creazione dei manufatti ma sempre in rispetto delle normative di indirizzo che spaziano anche nel T.U. dell’edilizia.

Questo tipo di strutture quindi non può venire costruito da chiunque ma soltanto da un pool di professionisti. Per concludere non basta un certificato di frequenza ai corsi sui sistemi di accesso e posizionamento mediante funi e sistemi anticaduta. Questo definisce soltanto una specializzazione lavorativa che non abilita ad operare in autonomia in quanto non è una Qualifica.

Mi auguro che le risposte che ti ho dato siano esaustive.

Aggiungo se posso, che purtroppo in Italia le figure rappresentate dal nostro Collegio e dalla legge 6/89, sono veramente poco conosciute. C’è molta confusione ed è per questo che proponiamo serate a tema “Professione Guida Alpina” e se qualche amministrazione locale o le sezioni del CAI della Sardegna fossero interessate, basta contattarmi.

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Come diventare Guida Alpina in Sardegna? ultima modifica: 2022-03-01T05:32:00+01:00 da GognaBlog

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18 pensieri su “Come diventare Guida Alpina in Sardegna?”

  1. Quando seppi del nuovo corso per aspirante guida di primo livello mi sembrò una gran puttanata. Lo dissi solo a un collega ben informato su leggi e politiche interne che  confermò la mia visione. Poi cercai di andare oltre. Mi posi dei dubbi. E mi fece bene. Perché iniziai a vivere la cosa attraverso un amico sardo che sta facendo il suddetto nuovo corso. Oltretutto si è trasferito a vivere a casa mia per essere sul terreno alpino. Vivo la sua passione, le sue aspettative e il suo impegno entusiasta ogni giorno che lo vedo e che mi racconta. E credo sia una bella cosa. Perché la seria felicità che produce è qualcosa che fa bene all’umanità. E sono certo che sarà un’ottima guida.

  2. Caro Jascopo,potrei dirti di leggere meglio o magari con più attenzione, ciò che riporta l’intervista, vedresti che ciò che auspichi è già una realtà.Poi direi che vista la tua lunghissima carriera e visto che hai ricoperto ruoli istituzionali in seno alla professione, visto che le discussioni, alle quali eri presente, sull’argomento non sono mancate in questi contesti e nemmeno le batoste ricevute da una politica scarsamente o per niente interessata e spesso collusa con chi esternamente ha sempre boicottato questi cambiamenti per il solito motivo che riguarda il soldo, non comprendo questo tuo intervento.Sul nuovo profilo che riguarda aspirante guida di primo livello, sono state inviate a tutte le Guide le inforamzioni del caso, prova ne sia che Marcello ne è ben informato, i corsi sono già a buon punto e presto auspico ne verranno indetti altri, vista anche la richiesta dopo il primo.Poi vabbé, lamentarsi di tutto è uno sport in voga ma mi lascia perplesso che chi dovrebbe ben conoscere tutti gli aspetti e le problematiche che alla fine siamo comunque riusciti a superare, si chieda ancora cosa si stia facendo in proposito dopo un anno e mezzo che la risposta è arrivata.Un caro saluto 

  3.  
    Quando ho superato il corso nazionale per il titolo di Guida Alpina nel lontano 1977 non era previsto lo sci alpinismo.
    Non amando lo sci,  per me è stato un elemento fondamentale.
    Negli anni successivi ho avuto il piacere di esercitare la professione di guida alpina in tutte le parti del mondo da Yosemite all’Antartide dal Monte Bianco alle Dolomiti…. con una solo attenzione di evitare di calzare gli sci… attività che ho sempre detestato anche se nel frattempo ho imparato a sciare…
    Era necessario inserire lo sci alpinismo e renderlo obbligatorio nella formazione di una Guida?
    …e perché non inserire un titolo intermedio senza lo sci?
     

  4. Marcello, non pensavo di suscitare reazioni di questo tipo, non era mia intenzione! E non intendevo deviare dal tema della chat. E’ chiaro che la tua affermazione su di me è una provocazione, non me la prendo! E mi firmo…
    Credo invece che il tema “solo guide e istruttori CAI possono fare i corsi” (io appartengo alla seconda categoria) sia piuttosto caldo di questi tempi, ancora più di qualche anno fa. E credo anche che l’idea del “maestro di arrampicata” non sia così peregrina. Perché le guide non pensano a istituire una figura del genere? Mi sembra in effetti che l’aspirante guida alpina di primo livello non corrisponda esattamente a questa figura professionale. Dimmi se sbaglio!

  5. Raffaele permettimi, quelli come te (visto poi che manco ti firmi) sono quelli che in caso reale di incidente provocano i danni maggiori. Si capisce da come scrivi di queste cose. E poi è argomento che non c’azzecca nulla con il tema dell’articolo. Stai sereno, firmati e qualificati se vuoi che qualcuno ti dia retta.
    C’è già il povero Albert che imperversa con sproloqui anonimi da compatimento su ogni argomento. 
    Personalmente, anche se a volte il suo livello etilico lo rende simpatico, non leggo quasi mai i suoi interventi, ma è un problema mio.Statemi bene.

  6. Raffaele evitiamo per favore di creare maggiore caos attorno ad una soituazione che già è caotica di suo. Il primo soccorso può venire interpretato in diversi modi, uno di questi, l’allertamento del soccorso organizzato. Quindi se avvisi le autorità competenti hai assolto al compito, Nessuno è obbligsto da alcuna legge a mettere a repentaglio la propria incolumità per soccorrere qualcun altro.Nel caso che propone albert, poi, si tratta di qualcuno che per caso incontra lungo il cammino qualcun altro, che necessita di soccorso. Chi determina in questo caso chi sia più esperto? Non scherziamo suvvia…Anche nel caso che sia un gruppo o una coppia di amici che si ritrovano in situazione di emergenza, definire chi abbia più o meno esperienza diventa un fattore per il quale non a caso non esiste sentenza che lo definisca. Diverso il caso dove nella comitiva coinvolta si trovi un professionista  o un “semi-professionista” (virgolette non casuali visto che la qualifica non esiste, ma per capirci meglio), che automaticamente nel primo caso verrà riconosciuto come esperto mentre molto più complesso e soggetto ad orientamenti giurisprudenziali il secondo.
     Continua però a sfuggirmi il nesso con l’articolo…

  7. Per Albert: se capita un incidente in un gruppo di persone in montagna, il giudice attribuisce a chi ha più esperienza la responsabilità del primo soccorso, indipendentemente da titoli o professioni. Il dovere non sarebbbe solo morale…

  8. Albert sarebbe intetessante capire il nesso del tuo quesito. 
    Dovere civico? Direi che se si è in grado di intervenire sia un dovere morale. E perché mai dovrebbe lasciarlo lì?
    Vabbé che di psicopatici è pieno il mondo. 
     
     

  9.  Dino Buzzati arrampicava  con alcune Guide diventate AMICI, le invidiava profondamente, sognava di diventare uno di loro.Basti rintracciare le presentazioni che faceva indifferetemente a libri di Bonatti e Maestri.
    Avrei un interrogativo :se un comune mortale semplice praticante dovesse incappare in altri compagni incontrati per caso  e qualcuno di essi in difficolta’, avrebbe il dovere civico di aiutarlo se ne ha la capacità, o non essendo titolato infischiarsene e lascialo incrodato pur avendo una corda nello zaino , o vedendolo prendere un percorso che poi diventa pericoloso, tapparsi la bocca e non fare il “grillo parlante”?O semplicemente fare una chiamata al soccorso alpino e quando arriva, arriva ed intanto la situazione peggiora?Mauro  Corona racconta che da giovane gli anziani gli dicevano”no di lì”senza fargli capire perche’.

  10. Marcello ha già risposto benissimo. L’Aspirante Guida di primo livello può rimanere tale a vita.Anche in Sardegna nevica, anche in Sardegna vengono proposti giri con le ciaspole, peraltro da personaggi non qualificati. Dare l’opportunità di avere una stagione di ampio respiro e non concentrata solo su alcuni periodi dell’anno è la motivazione cardine per cui viene richiesto il curriculum, le prove e poi si facciano i corsi su neve. Altrimenti aldilà delle normative che non l0 avrebbero permesso (direttive europee recenti sull’apertura verso l’alto delle professioni) ,  si sarebbe creata un figura mozzata che in certi periodi era costretta a non esercitare causa la stagionalità.Tra i corsisti di questa nuova figura c’è già un residente sardo che sta frequentando il corso dopo aver superato le prove.

  11. Raffaele, trattandosi di Aspirante Guida Alpina c’è anche la formazione su neve. Tieni conto che non è un professionista concepito per la sola Sardegna.
    Si, può rimanere Aspirante di primo livello a vita a quanto ne so io.Trovi info dettagliate nel sito del Collegio Guide Alpine delle Marche.

  12. Marcello, ho cercato sul web qualche info sull’aspirante guida alpina di primo livello. I bandi che ho trovato prevedono comunque qualche prova in ambiente innevato. Vuoi dire che potrebbero essere emanati bandi senza prove di questo tipo? L’asp. GA poi sembra che potrebbe accompagnare persone anche su questi terreni.
    E poi, un’aspirante guida alpina di primo livello potrebbe rimanere tale per tutta la vita? Perdona l’ignoranza…

  13. Raffaele, la figura dell’aspirante guida alpina di primo livello risponde proprio all’esigenza contenuta nella tua domanda. Infatti questa figura professionale colma proprio la mancanza che c’era,  ovvero di un titolo riconosciuto dalla legge che non includesse il terreno di alta montagna, scialpinistico e ghiacciato. Con la possibilità, per chi lo desideri, di proseguire la carriera di studio e pratica fino a divenire guida alpina Uiagm.

  14. “Stefano (Michelazzi) è una persona saggia.”
     
    Vaabé, adesso non esageriamo…diciamo non xé proprio un mona! 😊😉
    (ciao Stefano)

  15. Ma perchè non viene creata anche in Italia la figura del “Maestro di arrampicata” come in Francia? Chi arrampica in Sardegna non credo che abbia bisogno di usare la piccozza o gli sci…

  16.  “Perché lo fai?”
    “Credo che siano poche le attività che ti permettono di vedere la gente felice come sulla cima di una montagna!”
    … … …
    Stefano (Michelazzi) è una persona saggia.

  17. Albert un po’ fumosa la tua domada… ma provo a risponderti:anche Ivo Mozzanica fu tra i pionieri dell’arrampicata in Sardegna, aprendo decine di itinerari ma è innegabile che ciò che “diede la scossa” ovvero lanciò l’immagine della Sardegna come terreno d’avventura alpinistica fu “Mezzogiorno di pietra”. Prima il tutto si limitava a qualche racconto.
    Guide Alpine in Sardegna è come Guide Alpine in Trentino, dove esiste attività di tipo alpinistico ed escursionistico professionale, queste attività sono riservate alle figure espresse dalla legge 6/89. La recente sentenza del Consiglio di Stato (2021), definisce ancora di più i limiti di alcune delle attività riservate.
    In Sardegna gli applicativi alla legge quadro nazionale mai sono stati varati, perciò le due Guide Alpine residenti sono iscritte ad Albi di altre regiioni. Per il resto come Guide Alpine possiamo operare ovunque in territorio nazionale come nell’intervista viene ben specificato.
    Sta di fatto e questo è il bandolo della matassa, che non vi è al momento da parte regionale alcun provvedimento al fine di agevolare i residenti alla frequentazione dei corsi professionali, come avviene o è avvenuto invece in altre realtà italiane.
    Il resto, ben specificato nell’articolo.

  18.    Di Alessandro Partel e Ben Laritti(andati “avanti”)  circa anni 1970 ed altri arruolati nel gruppo rocciatori Guardia di Finanza di Predazzo esistono racconti  esperienze di arrampicata in  Sardegna.Guide Alpine in Sardegna, regolate da leggi regionali ed albo,   ve n’erano pure prima o l’esigenza e’ venuta in seguito ad iniziatve pionieristiche valorizzanti zone misconosciute come campo di attivita’ alpinistica e arrampicatoria?

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