Intervista a Carlo Rovelli

Intervista a Carlo Rovelli
di Luca Busca 
(pubblicato su lantidiplomatico.it l’11 febbraio 2024

Carlo Rovelli è un fisico, un professore, un instancabile ricercatore e un fine pensatore. È divenuto famoso nel mondo come divulgatore scientifico grazie ad una serie di libri, tradotti in quarantadue lingue, in grado di spiegare gli arcani della meccanica quantistica anche a tutti coloro che, come il sottoscritto, non sanno neanche di non sapere.

Il suo ultimo libro, Lo sapevo, qui, sopra il fiume Hao edito da Solferino, è invece una raccolta di articoli in cui vengono riassunti i grandi temi che caratterizzano il suo pensiero: la Pace, con le sue implicazioni sociali e politiche, e la Scienza, o meglio la Scienza pura, il suo settore di ricerca e di studio con le relative connessioni filosofiche, e le scienze applicate.

Questa intervista si concentra in particolar modo sul pensiero politico di Rovelli e sulle inevitabili riflessioni sul difficile momento che l’essere umano sta attraversando, perso come è tra guerre, crisi ambientale e disuguaglianze mai raggiunte prima.

Carlo Rovelli

L’intervista
In un’intervista rilasciata a Piazza Pulita il 9 marzo 2024 parlando della guerra in Ucraina, lei ha affermato che la Comunità Internazionale Occidentale racconta una storia in cui il resto del mondo, che costituisce la stragrande maggioranza, non crede più. Quello che vede il resto del mondo è l’Occidente che prevarica per mezzo del dominio militare e non più con quello economico.  In quest’ottica come valuta il nuovo conflitto israelo-palestinese?

C.R.: Il conflitto fra Israele e Palestina mette bene in luce la disparità di vedute in corso. Una vasta maggioranza globale giudica criminale e immorale l’attuale comportamento dello stato israeliano, anche quando condanna passate azioni di Hamas. Basta leggere la stampa non occidentale, o contare i voti all’assemblea delle Nazioni Uniti, dove le condanne per Israele sono continue, e non diventano politica ufficiale dell’ONU solo perché gli Stati Uniti, in barba alla democrazia, pongono  continuamente il veto. La Corte internazionale di Giustizia ha messo in questione Israele, riconoscendo che c’è un caso possibile di genocidio in corso. Il sostegno occidentale all’aggressione israeliana a Gaza è oggi in una posizione che viola legalità e democrazia. I media e politici occidentali difendono una curiosa narrazione in cui chiamano “comunità internazionale” il piccolo gruppo formato da America, Europa, Canada, Australia e Giappone, ignorando tutto il resto, comprese grandi democrazie come India e Brasile. I leader dei paesi occidentali si comportano come ai tempi del colonialismo e del dominio europeo globale. O non si rendono conto, o fingono di non rendersi conto, del fatto che l’Occidente ormai è non solo una minoranza demografica (come è sempre stato) ma anche economica. Un esempio stupefacente di questa cecità sono le dichiarazioni fatte ai tempi delle sanzioni alla Russia, due anni fa:  tutti i leader Occidentali, Mario Draghi in testa, ci hanno assicurato che le sanzioni avrebbero schiacciato l’economia Russia. Nei giorni scorsi sono uscite le previsioni di crescita del FMI, e la Russia è data in crescita al 2,6%, mentre la Germania è in decrescita. Le sanzioni, in altre parole, hanno schiacciato un’economia, ma quella tedesca, non quella russa. Possibile che i nostri politici fossero così ciechi? L’interpretazione buona è che siano stati e siano ancora cechi. L’interpretazione cattiva è che non guardino lontano e pensino al loro tornaconto immediato.

Da circa settant’anni tutte le guerre vedono come protagonista gli Stati Uniti e/o i suoi partner occidentali. Nell’articolo “Tianxia. Sotto un unico cielo” scritto per «La Lettura» del Corriere della Sera il 4 settembre 2022, Lei sostiene che “l’Occidente deve decidere se essere pronto a scatenare l’inferno per mantenere il predominio, oppure ripensare al pianeta in termini di collaborazione, invece che di competizione, polarizzazione, «avversari strategici», «contenimento» degli avversari, malvagi «autocrati», «decoupling» delle economie.” Lei pensa che l’attuale sistema economico-politico dell’Occidente, la post-democrazia neoliberista, sia compatibile con “l’Idea Tianxia proposta da Tingyang”? In linea generale pensa che il neoliberismo sia compatibile con la pace?
C.R.: È una domanda difficile, di cui non conosco la risposta. Spero di sì, perché se la risposta è negativa moriremo tutti presto in una Terza Guerra Mondiale. Non sono anti-occidentale. Non vorrei il prevalere di altri sull’Occidente. Vorrei solo che l’umanità fosse meno deficiente di quello che è, ed evitasse di massacrarsi periodicamente. Per questo serve una logica in cui si riconosca il valore della collaborazione rispetto alla competizione. Il neo-liberalismo, che ha sempre più eroso la componente socialista nelle società occidentali, è basato sull’assunzione opposta: competizione e conflitto anziché collaborazione. Il risultato del neo-liberismo è stata la concentrazione attuale della ricchezza, che nelle nostre società non si vedeva dal medioevo, e quindi una disparità sociale sempre più marcata. Penso che la battaglia culturale sia la stessa: costruire una società equa ed evitare la catastrofe della Terza Guerra Mondiale che si avvicina e cercare di ribaltare questa logica della sopraffazione. In fondo la Prima Guerra Mondiale, e la sua appendice, la devastante Seconda Guerra Mondiale, hanno avuto come cause maggiori proprio la feroce reazione contro i grandi sogni di socialismo e di comunismo.

Il crescente dissenso interno all’Occidente, espresso nei confronti di entrambe le guerre in atto e con la più forte disaffezione al voto mai registrata, sembra essere uno specchio della perdita di credibilità internazionale. Nell’articolo “Ipocrisia” scritto il 31 luglio del 2022 per il Corriere della Sera, Lei constatava che “siamo immersi in una ipocrisia sfrenata”, una doppiezza dettata dall’esigenza di mantenere il ruolo dei “buoni” contro il “male”. Ipocrisia sostenuta con veemenza da tutti i media mainstream.  Per quanto riguarda il nostro Paese, quali sono, secondo Lei, le ragioni che hanno spinto il precedente governo e spingono oggi l’attuale, quindi l’intera classe politica dell’odierna rappresentanza politica, a perseverare nell’ipocrisia? Quali secondo lei quelle che spingono i media nello spalleggiare queste politiche?
C.R.: I politici italiani in grande parte vedono l’Italia come un feudo di Washington. Pensano che se non si inchinano al volere dell’Impero, non possono avere spazio.  Il governo attuale è arrivato al potere facendo propaganda elettorale sull’idea di un’Italia con più indipendenza, e poi appena arrivato al potere si è steso a zerbino sotto l’America più di quanto l’Italia abbia mai fatto in passato. Per i media, penso che sia lo stesso. Ognuno pensa a fare contento i politici di turno, o l’opposizione di turno, se no pensa che non farà carriera. Pochi hanno il coraggio di guardare al bene comune, di guardare un po’ più lontano. Io non mi considero più acuto o intelligente degli altri, ma sono nella posizione privilegiata di poter dire interamente quello che penso, almeno fino a qui.  A tutto questo si aggiunge un’altra cosa: l’Italia produce e vende armi, guadagnando soldi. Produrre armi è estremamente lucrativo, perché si vendono agli amici al governo, facendo i prezzi che si vuole. In cambio, l’industria delle armi foraggia la politica. Tutto questo sul sangue di centinaia di migliaia di esseri umani, e giocando con il fuoco (letteralmente) per il nostro futuro.

Infine, come pensa che si possa uscire dal vicolo cieco della guerra con una propaganda mainstream tesa a soffiare sul fuoco di qualsiasi conflitto?
C.R.: Non lo so. La gente non ha certo le stesse idee e gli stessi giudizi dei media e dei politici. Basti pensare alle spese per le armi: continuano ad aumentare, abbiamo appena aggiunto altri 24 miliardi nei giorni scorsi, nonostante gli italiani, in grandissima maggioranza, vorrebbero spendere quei soldi in altro modo. La propaganda ha limiti. Qualche volta sono ottimista e credo nella forza della ragione e del cuore. Ma altre volte sono pessimista, e penso che stiamo andando ancora una volta verso la catastrofe. Ci crogioliamo, satolli, nel nostro piccolo benessere, non ci importa nulla dei massacri in corso ai bordi dell’impero, in Ucraina, a Gaza, in Sudan, e in tanti altri posti, e non ce ne importa nulla della catastrofe che si avvicina.

I media mainstream soffrono, ormai da anni, di un costante calo di ascolti e di lettori. Di contro negli ultimi dieci anni sono nate più testate giornalistiche indipendenti che nei precedenti cinquanta. Purtroppo molte di queste vengono censurate da social media e algoritmi vari che ne limitano molto la visibilità. Nonostante questo Lei ha sostenuto (in Sentinella, a che punto è la notte? – intervista di Frida Nacinovich per “Sinistra sindacale”) che “nei nostri sistemi politici ognuno può dire quello che vuole. Nessuno mi ha mai impedito di parlare e di scrivere”.
C.R.: Certo che si può dire quanto si vuole nei paesi occidentali. Lo ha spiegato Marcuse molto chiaramente, anni fa. Il potere ha imparato che il dominio è più facile lasciando parlare tutti invece che cercando di zittire chi non è d’accordo. Le voci del dissenso si perdono in una cacofonia di espressioni diversissime, e le voci che emergono sono quelle di chi ha i soldi per controllare i media mainstream.  La rete non ha diminuito questo fenomeno, lo ha aumentato. Una piccola rivista di dissenso ai tempi di Stalin era infinitamente più efficace di mille riviste di dissenso in America oggi.

Alla luce della vicenda Assange e dell’esclusione dai dibattiti televisivi di voci non allineate, è ancora convinto che questa affermazione valga per tutti?
C.R.:  Assange era stato bravissimo. Il motivo per cui il potere si accanisce così ferocemente contro di lui non è stato per quello che ha detto e fatto, ma per l’abilità in cui è arrivato a catturare l’attenzione globale. Ce ne fossero altri come lui il mondo sarebbe migliore.

Non le sembra che la libertà di pensiero e di espressione, così come la democrazia stessa, siano seriamente minacciate da questo sistema basato sulla manipolazione, l’omissione e la censura di tutto ciò che non è funzionale alla costruzione del pensiero unico?
C.R.:  Direi di no. Bisogna distinguere la limitazione della libertà di pensiero dalla potenza della propaganda. Il fascismo di Mussolini ha aggiunto al primo metodo, che esisteva da sempre,  il secondo. Oggi il potere ha capito che basta il secondo. Le società occidentali lasciano completa libertà di pensiero.  Ma questo non impedisce che le élite controllino la piazza pubblica. Non è vero che basta dire una cosa vera per convincere. La convinzione si forma in altri modi. Ha più potere di convinzione il semplice fatto di aggiungere “brutale” ogni volta che si parli dell’attacco russo all’Ucraina, e non usare mai l’aggettivo “brutale” per gli attacchi condotti dagli Americani, che non mille considerazioni intelligenti e articolate.

Sempre nell’intervista rilasciata a Piazza Pulita, interrogato in merito ad Elly Schlein, lei afferma che avrebbe “votato un partito che fosse serenamente impegnato su tre cose: disuguaglianza; crisi ecologica e fosse contro la guerra. Se fa queste cose io la voto, lei o un altro partito.” Ad oggi, mi permetta l’insinuazione, sicuramente il PD o gli altri partiti presenti in Parlamento non hanno conquistato il suo voto.
C.R.:  Infatti non ho votato per il PD, per il quale avevo votato in passato. La politica, anche la politica migliore, è compromesso, perché è l’arte di vivere insieme nonostante vorremmo cose diverse. Ma se un partito va in una direzione che credo sia devastante, penso che faccio male a sostenerlo. Purtroppo però le tre questioni fondamentali da lei poste sono ancora aperte e, se possibile, stanno velocemente peggiorando. Le disuguaglianze aumentano in virtù di un sistema economico, quello neoliberista, che sopravvive solo grazie alla sempre maggiore concentrazione di capitali. Sono d’accordo.

Pensa che la situazione possa mai migliorare continuando ad usare la causa della malattia per curarla? Lo stesso vale per la crisi ecologica, che è invece dovuta alla necessità di mantenere un ritmo di crescita economica incompatibile con le capacità del pianeta di rigenerare le risorse utilizzate.
C.R.:  In Occidente siamo tutti troppo grassi e satolli per avere il coraggio di sognare un mondo migliore. Spero di più nel resto del mondo. Lula in Brasile qualche passo interessante lo ha fatto. La Cina ha sollevato mezzo miliardo di persone dalla povertà estrema in 40 anni. Ha portato l’analfabetismo dal 96% allo 0.01% in trent’anni. Ha creato benessere diffuso a una rapidità mai vista prima. Ci è riuscita perché è guidata da un partito comunista che pone radicalmente l’interesse comune al di sopra dei privilegi singoli. Per questo una parte del capitalismo occidentale la odia. Non è perfetta, tutt’altro, ma è decisamente meglio di quanto abbiamo qui. Dalla fine della guerra mondiale la Cina è sempre stata in pace, con la sola esclusione di una breve apparizione in Corea, durante l’invasione americana, e un paio di settimane in Vietnam, peraltro ritirandosi subito da entrambi i conflitti. Mentre i governi occidentali hanno scatenato un guerra dopo l’altra pressoché ininterrottamente, evidentemente per assicurarsi un dominio sul pianeta. Quello che è surreale è che i nostri media chiamano la Cina, che non fa guerre da decenni, “aggressiva”.  Mentre le portaerei americane, con i cannoni ancora caldi e le pile di cadaveri che hanno sparso nel mondo, sfilano davanti alle sue coste.

Le guerre, quelle esplose e quelle silenti, sono avviate direttamente e/o stimolate dall’Occidente al fine di mantenere sul piano militare quell’egemonia economica che lentamente sta perdendo a livello politico e commerciale. Pensa che la situazione possa mai migliorare continuando ad usare la causa della malattia per curarla?
C.R.:  Penso, perché lo spero, che prima o poi l’Occidente si renda conto che il suo proprio interesse è cambiare strategia. Se solo accettasse un po’ più di democrazia, invece di predicarla per poi agire sempre unilateralmente e rapacemente, forse potremmo evitare la catastrofe.

Nell’articolo “Un tesoretto per i giovani” apparso sul Corriere della Sera il 26 maggio 2021 esprime gradimento per “la proposta … che lo Stato offrisse a tutti i diciottenni un piccolo capitale, finanziato da una tassa di successione sui patrimoni più grandi”. Proposta presa in carico da Enrico Letta e sfumata nel nulla. Non trova che per i politici di professione queste proposte siano solo speculazioni da campagna elettorale fini a se stesse?
C.R.:  Non lo so. Era una bella idea.

In un sistema neoliberista non pensa che un “piccolo capitale per i giovani” possa presto diventare “prestito universitario” sul modello statunitense, che tanti danni sta procurando ai giovani di quel paese?
C.R.:  L’idea era esattamente il contrario: un regalo gratuito. Come quelli che ci fanno i nostri genitori, su cui costruiamo la nostra vita. La vera linfa che nutre la società sono questi regali gratuiti. Che giovano a tutti e innestano i grandi circoli virtuosi che hanno costruito la civiltà.
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Termina qui, troppo presto, questa breve intervista, interamente realizzata a distanza. Abbiamo, quindi, strappato la promessa di realizzare un incontro “ravvicinato”, possibilmente del “terzo tipo”, non appena gli impegni del professor Rovelli lo consentiranno. Appendice, questa, fondamentale per poter affrontare l’affascinante universo quantico che da anni costituisce il campo di ricerca di Carlo Rovelli. Speriamo anche in quell’occasione di poter analizzare con il professore il percorso intrapreso negli ultimi anni per vie opposte dalla ricerca applicata da un lato, non sempre trasparente e ricca di finanziamenti privati, e dall’altro di quella pura, spesso penalizzata dal de-finanziamento delle università. Fattore questo responsabile del forte calo di fiducia che le scienze nella loro complessità hanno subito nell’opinione pubblica. Per comprendere meglio il concetto è sufficiente citare lo stesso Rovelli con un piccolo estratto dall’articolo “Il senso della scienza pura”, dell’11 marzo 2022 sul Corriere della Sera“… Tecnologia, medicina, impianti industriali, aviazione, chimica, sistemi complessi, gestione dell’informazione, e via e via, nulla di questo esisterebbe se non appoggiato sul pensiero scientifico di base. È un patrimonio collettivo, condiviso, che non è statico … è un processo di crescita in corso … la ricerca applicata ha un grande valore. Ma non ha nulla a che vedere con la ricerca pura … [è] quanto avrebbero fatto Newton e Maxwell se invece di aprire la strada al futuro si fossero dedicati a migliorare le carrozze e i cavalli.”  

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Intervista a Carlo Rovelli ultima modifica: 2024-04-30T05:51:00+02:00 da GognaBlog

24 pensieri su “Intervista a Carlo Rovelli”

  1. 24
    Matteo says:

    Qui c’è un matematico che parla di economia, geopolitica, immigrazione, pace e guerra.
    Massimo, è un po’ sabaudo, ma lo accettiamo lo stesso?
    https://www.youtube.com/watch?v=A0lxc-g81X0

  2. 23
    Massimo says:

    Questo spazio lo trovo incredibile.
    Da un lato alpinisti che trattano di meccanica quantistica (o quantica, che bene ben non si è capito cosa sia).
    Dall’altro fisici teorici che trattano di politica internazionale, di economia, di scelte strategiche.
    Dadaismo puro.

  3. 22
    Expo says:

    @ Giuseppe Balsamo
    .
    Le cose che dici sono condivisibili.
    .
    Io penso anche sia un errore usare pregi o difetti della Cina come argomentazioni nell’imputrescibile “lotta” fra comunisti e capitalisti : la Cina e’ una cosa piu’ complessa di questo.
    .
    E’ una superpotenza economica malgrado un regime non democratico , e’ un gigante demografico e un esperimento vivente di equilibrismo.
    .
    Anche l’equazione Cina =Russia= Paese Comunista mi sembra non sia piu’ verificata sia nel bene che nel male.

  4. 21
    Giuseppe Balsamo says:

    @18
    le frasi che ho segnalate sono tutte incontrovertibili
     
    Mah, incontrovertibili… A me sembrano piuttosto discutibili invece.
     
    Dalla fine della guerra mondiale la Cina è sempre stata in pace
     
    Guerra in Corea (1950-53), aggressione all’India (1962), invasione del Tibet (1959), repressione Xinjiang (Uiguri), scontri Ladakh (2020).
    Certo c’è chi ha fatto meglio, ma la narrazione di una Cina “sempre stata in pace” s’è persa qualche pezzo per strada.
    Inoltre vi sono altri modi oltre le guerre classiche per imporre la propria aggressività.
     
    Ci è riuscita perché […] pone radicalmente l’interesse comune al di sopra dei privilegi singoli. Per questo una parte del capitalismo occidentale la odia
     
    Come no. Per questo esercita un forte controllo sui propri cittadini (vedi: credito sociale cinese, per non parlare di quanto successo in periodo COVID). Per il loro bene (questa l’ho già sentita 🙂 ).
    Di tutta l’intervista, trovo questa frase la più fuori dalla realtà. E mi stupisco che, proprio tu, la ritenga incontrovertibile.
     
    Quanto al presunto odio, secondo me invece ci sono dei tratti che “parte del capitalismo occidentale” ammira e ambirebbe replicare in casa nostra.
    Vogliamo agevolargli il compito, Matteo ?
     

  5. 20
    Expo says:

    E dopo la Cina , l’India e l’Africa devono andare avanti a furia di Bhopal , di procedimenti cancerogeni , di fiumi distrutti , perche’ qualche COGLIONE ideologizzato dice che se lo hanno fatto gli altri quando eravamo in due miliardi sulla terra , le sigarette e l’amianto facevano bene ,  non si sapeva nulla di effetto serra e giravamo con le auto elaborate buttando l’olio esausto nei tombini, adesso devono fare tutti la stessa trafila nei secoli dei secoli ?
    .
    Ma che idiozie sono ??

  6. 19
    Expo says:

    A volte si pensa di essere stati chiari , che sia impossibile continuare a non capire , ma gnente , c’e’ sempre qualcuno che risale contromano l’autostrada ed ORGOGLIONE picchia i pugni sul cofano dicendo di essere nel giusto.
    .
    Ricordo persone non troppo diverse che sostenevano che il terrorismo islamico dell’ anno domini 2024 sarebbe stata la risposta alle “crociate” dei cristiani nel 1500.
    .
    E a uno cosi che cazzo gli spieghi ?
    .
    Che sono passati 500 anni e che vederci una relazione causa-effetto e’ da paziente psichiatrico da TSO ?
    .
    No , perche’ naturalmente il personaggio e’ impermeabile alla realta’ , e vive nel suo mondo da TSO.
    .
    La Cina e’ giustificata ad inquinare perche’ noi lo abbiamo fatto 55 anni fa’ nel 1970 ???
    .
    Ma che IDIOZIA e’ questa ?
    .
    L’Occidente dovra’ sottostare a rigide normative anti-inquinamento , anti- CO2 ,  di efficientamento energetico , di elettrificazione , di risparmio idrico , ed il resto del mondo dovrebbe essere autorizzato a inquinare come ai tempi della rivoluzione industriale perche’ “lo abbiamo fatto anche noi” ???
    .
     
     

  7. 18
    Matteo says:

    Vediamo di fare chiarezza, io non ho inteso e non intendo difendere la Cina a prescindere o sostenere che sia la migliore società della terra.
    Però di converso non è nemmeno lontanamente la peggiore come sembra dipingerla la propaganda dei filo-occidentali per i quali l’occidente (che in realtà significa solo il capitalismo occidentale) sono il bene assoluto.
     
    La società cinese ha accettato di svilupparsi in modo non molto differente da come l’abbiamo fatto noi fino agli anni ’70 e noi, che eravamo bene a conoscenza degli effetti venefici in termini umani, sociali e ambientali, siamo stati ben contenti di esportare li quel modello, per goderne i benefici, evitando gli effetti diretti e ignorando quelli globali (che tanto chissà e poi ci vuole tanto tempo).
    Adesso che il tempo non è più così tanto cerchiamo di dare tutta la colpa ai cinesi, che sono partiti ben dopo e da noi incentivati per sostenere ,che è inutile fare noi qualcosa perché in Cina inquinano molto di più.
     
    Insisto, mi pare una posizione falsa e stupida.
    Per tornare all’articolo, dico solo che le frasi che ho segnalate sono tutte incontrovertibili e devono essere considerate nell’equazione totale, altrimenti si bara.
    Come fa Expo, che non risponde ma la butta sulle affermazioni generiche e populistiche (nota a margine: guarda un po’ il report sulle principali fonti di inquinamento da plastiche e guarda chi c’è al primo posto; e al secondo; e al terzo)

  8. 17
    Grazia says:

    Matteo, dici che siccome la Cina non è il mandante, qualunque mezzo è considerato valido poiché non ne è responsabile?

    Come a dire che chi ha ucciso con le proprie mani il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del mafioso, non è responsabile al pari di Brusca che ha dato l’ordine. Anche se ormai è buio. mi viene voglia di tornare a tagliare l’erba!!

  9. 16
    Expo says:

    E’ difficile rigirare sempre la frittata , anche per chi e’ uso a farlo e non se ne rende neanche conto.
    .
    Uno stato che promuove il benessere dei suoi cittadini non li uccide di inquinamento , con buona pace dei contorsionismi di Rovelli..
    Al netto delle stronzate allucinanti che dice Rovelli , esiste una considerazione ( positiva ) che mi sento di fare sulla Cina.
    .
    Sia pure in spregio al benessere ed alle liberta’ dei singoli  la Cina e’ una formidabile macchina da guerra economica gestita mirabilmente , e con una spregiudicatezza solo poco inferiore a quella della Russia di Putin.
    .
    Senza dubbio sara’ un osso duro per il resto del mondo.

  10. 15
    Giuseppe Balsamo says:

    Ogni volta che vedo dipingere una parte del mondo come il Bene e l’altra come il Male, io sento odor di propaganda. A prescindere da quali siano le parti in causa e i ruoli assegnati.
    Per questo motivo trovo questa intervista piuttosto imbarazzante (per Rovelli, naturalmente 🙂 ).
     
    In particolare l’apologia cinese.
    A parte il dato sull’analfabetismo (che mi pare poco credibile: nel 2020 in Cina c’erano 38 milioni di adulti analfabeti – fonte UNESCO – pari al 2.7% della popolazione), temo che Rovelli si sia perso qualche pezzo per strada.
    Come, ad esempio, l’occupazione del Tibet, la persecuzione degli Uiguri, i fatti di Tienanmen… Dettagli così.
     
    @13
    La domanda vera è: da noi sono accettati i beni (e il relativo guadagno, of course!) prodotti con alto inquinamento e scarso rispetto per i costi umani?
    E come corollario: in senso morale chi è più censurabile?
     
    Sono questioni interessanti, Matteo.
    Ma, se fosse vero, come dice Rovelli, che la Cina è “guidata da un partito comunista che pone radicalmente l’interesse comune al di sopra dei privilegi singoli“, quel partito, proprio in nome dell’interesse comune, dovrebbe ritenere inaccettabili metodi produttivi “con alto inquinamento e scarso rispetto per i costi umani“. A prescindere dai desideri del c.d. occidente.
    Non sei d’accordo, Matteo?

  11. 14
    Fabio Bertoncelli says:

    @ 11 e 12
    Mi ero ripromesso di non commentare piú in Totem e Tabù.
    Tuttavia, di fronte a cotanta idiozia (nella migliore delle ipotesi) o faziosità (ipotesi piú probabile) non sono riuscito a tacere.
     
    Alessandro, se vuoi che commenti ancora, devi pubblicare un capitolo di Mein Kampf oppure qualche altra “analisi” in stile Rovelli/Goebbels.

  12. 13
    Matteo says:

    “Da noi sarebbe accettato un inquinamento come quello cinese ?.Da noi sarebbero legali i processi produttivi abituali in Cina ?
     
    La domanda vera è: da noi sono accettati i beni (e il relativo guadagno, of course!) prodotti con alto inquinamento e scarso rispetto per i costi umani?
    E come corollario: in senso morale chi è più censurabile?

  13. 12
    Fabio Bertoncelli says:

    (CONTINUAZIONE)
    Proprio come fece Mao Tse-Tung.
    Anzi, bisogna riconoscere che il Grande Timoniere riuscí a fare molto meglio. Sí, relativamente al numero di milioni di morti del proprio popolo: trucidati, scannati, fucilati, vittime di carestie indotte e di politiche economiche degne di squilibrati, ecc ecc.
     
    Ecco, queste sono le conclusioni a cui si giunge applicando il collaudatissimo metodo rovelliano di analisi storica, meglio conosciuto come Metodo Goebbels:
    «La propaganda non deve indagare la verità oggettiva e, nella misura in cui essa sia favorevole verso l’altro lato presentarla secondo le regole teoriche di giustizia, ma deve presentare solo un aspetto della verità, che è favorevole al proprio scopo. (…) il potere ricettivo delle masse è molto limitato e la loro comprensione è debole. D’altra parte, se ne dimenticano in fretta. Stando così le cose, ogni propaganda efficace deve limitarsi a poche cose essenziali e quelle devono essere espresse per quanto possibile in formule stereotipate. Questi slogan devono essere ripetuti con insistenza fino a che anche l’ultimo individuo venga a cogliere l’idea che gli è stata messa davanti».
     
    Dico bene, Carletto?

  14. 11
    Fabio Bertoncelli says:

    Se Carlo Rovelli desidera impartire sermoni, bisogna che prima impari la storia. Tutta la storia.
    Oppure – ed è il caso piú probabile – nei suoi racconti deve ricordarsi di non perdere pezzi per strada. Guarda caso, proprio quei pezzi della storia che a lui non garbano.
     
    In caso contrario, applicando il metodo rovelliano – tanto caro alla propaganda di tutti i totalitarismi – si potrebbe pure narrare che Adolf Hitler in pochissimi anni risollevò le sorti del popolo tedesco dopo il collasso della Repubblica di Weimar e fece della Germania la prima potenza militare ed economica dell’intera Europa. Acquisí alla patria le terre perdute dei Sudeti e del Corridoio di Danzica, popolate da tedeschi e ingiustamente sotto il giogo di altri Stati. La Gran Bretagna e della Francia gli dichiararono guerra; fu per colpa loro che scoppiò la Seconda guerra mondiale. Non fu Hitler a scatenarla! E se le potenze demoplutocratiche non lo avessero sconfitto, chissà quanto altro avrebbe fatto.
    Insomma, Hitler, grande statista illuminato, operò per il bene del proprio popolo e per la giustizia tra le nazioni.
     

  15. 10
    Expo says:

    Fra i 10 fiumi piu’ inquinati del mondo i primi 5 si trovano in Cina , altri 3 nel sudest asiatico , ed altri due in Africa.
    .
    De che parliamo ?

  16. 9
    Expo says:

    Da noi sarebbe accettato un inquinamento come quello cinese ?
    .
    Da noi sarebbero legali i processi produttivi abituali in Cina ?
    .
    Da noi manifestano per i bagni gender , in Cina lo stato limita pesantemente anche la navigazione in internet e le liberta’ elementari.

  17. 8
    Matteo says:

    Grazia, la bontà nella valutazione della Cina è duale alla considerazione di qualcuno su quella occidentale.
     
    Come Expo, che non risponde minimamente alle affermazioni ma preferisce lanciarsi in intemerate concioni ideologiche.
    Oltretutto con decise considerazioni false e/o fuorvianti.
    Sulla tutela dell’ambiente per esempio, la Cina ha fatto miglioramenti decisamente superiori ai nostri e come minimo andrebbe considerato che TUTTE le lavorazioni ad alto impatto le abbiamo dislocate noi là, ovvero che la Cina che è una formidabile locomotiva produttiva al servizio dei “leaders” occidentali, la cui “verginità” e piuttosto discutibile.

  18. 7
    grazia says:

    Temo ci sia un po’ di leggerezza nel definire la bontà dei metodi cinesi, senza voler scendere nel dettaglio di imposizioni di ogni genere, dal limite della natalità all’espatrio per scopi colonizzatori, dall’inquinamento proveniente dalle industrie agli interventi sul clima, dal trattamento dei ribelli a…meglio che torni a tagliare l’erba!

  19. 6
    Expo says:

    Il capitalismo occidentale non odia la Cina , perchè la Cina è una sua parte integrante ed ha fatto in tema di ambiente , libertà , e salute sui luoghi di lavoro molto peggio di qualunque altro capitalismo attuale..L’uomo drogato fa una lettura fuori dal tempo , e nei suoi fumi “vede” una Cina comunista che non esiste più , ne più ne meno di quelli che considerano , malgrado tutto  la Russia di Putin un paese comunista..L’odierna Cina ha dei lati positivi , nel senso che è una formidabile locomotiva produttiva al seguito dei “leaders” occidentali , ogni altro confronto con l’occidente attuale è perdente da qualsiasi lato lo si consideri : libertà personale  , potere d’acquisto , tutela ambientale , salute.

  20. 5
    Matteo says:

    “La Cina ha sollevato mezzo miliardo di persone dalla povertà estrema in 40 anni. Ha portato l’analfabetismo dal 96% allo 0.01% in trent’anni. Ha creato benessere diffuso a una rapidità mai vista prima.
    Dalla fine della guerra mondiale la Cina è sempre stata in pace…mentre i governi occidentali hanno scatenato un guerra dopo l’altra pressoché ininterrottamente
    Ci è riuscita perché…pone radicalmente l’interesse comune al di sopra dei privilegi singoli.
    Per questo una parte del capitalismo occidentale la odia.
    Non è perfetta, tutt’altro, ma è decisamente meglio di quanto abbiamo qui.”
     
    Se vuoi si può discutere sull’ultima affermazione, magari unitamente a land-grabbing, inquinamento e diritti umani (ma in maniera seria, l’appoggio alla Russia non c’entra nulla)
     
    Tutte le altre sono incontrovertibili

  21. 4
    Expo says:

    La Cina i è riuscita a salvare dalla fame un miliardo di persone perché è guidata da un partito comunista che pone radicalmente l’interesse comune al di sopra dei privilegi singoli.
     
    Quest’uomo e’ un mito !
    La Cina non e’ neanche responsabile del land grabbing e dell’odierna corruzione per accaparrarsi il litio in Africa , del sistema produttivo piu’ inquinante del mondo , delle imposizioni a Taiwan , dell’appoggio alla Russia nella guerra contro l’Ucraina.
    .
    Queste “colpe” sono colpe solo se le fa’ un paese occidentale , se lo fa la Cina sono “meriti”.

  22. 3
    Matteo says:

    Bella intervista, non c’è una sola singola affermazione contestabile o inesatta.
     
    Impressionante però come alcuni (molti? Di sicuro troppi) possano essere completamente obnubilati e rimbecilliti dalla propaganda e dai propri pregiudizi.
     
     

  23. 2
    Expo says:

    Ma questo sa cosa succede in Cina ai dissidenti ?Ha fumato della roba buonissima !In fondo la Prima Guerra Mondiale, e la sua appendice, la devastante Seconda Guerra Mondiale, hanno avuto come cause maggiori proprio la feroce reazione contro i grandi sogni di socialismo e di comunismo.Essicapisce !

  24. 1
    bruno telleschi says:

    Alle sorprendenti illuminazioni sui peccati dell’occidente, che solo gli scienziati non conoscevano, Carlo Rovelli mescola curiose allucinazioni sull’innocenza della Cina, in guerra perenne contro l’India, e del Sudan addirittura, dove i massacri e la miseria non dipendono dall’imperialismo americano ma dal fanatismo islamico.

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