Noi, speriamo che ce la caviamo

Noi, speriamo che ce la caviamo
di Geri Steve
(coronavirus 22)
13 maggio 2020

“Io, speriamo che me la cavo” era la simpaticissima considerazione finale di un bambino, alunno del maestro D’Orta, sul tema La fine del mondo.

La pandemia CoViD-19 certamente non è la fine del mondo, ma la paura che ha fatto e che ancora fa ci somiglia. Ha fatto paura perché non ci si aspettava che in pochi mesi uccidesse centinaia di migliaia di persone. Pensandoci, sono poche rispetto ai milioni (50? 100?) di un secolo fa con la pandemia spagnola, però prima ci avevano detto che era come un’influenza, poi ci hanno ordinato di stare reclusi, poi ci fanno uscire ma solo un po’, ci dicono che se “la curva dei contagi” cresce sarà colpa nostra, che potrebbero riprendere i morti e le reclusioni. Stiamo andando in fase 2 per poi passare alla 3, ma potremmo tornare alla 1 per colpa nostra.

Al di là che sia colpa nostra o no, il futuro di questa pandemia è incerto, e questo fa paura. Il pericolo di contagiarsi c’è, ma è un pericolo che non si vede e che non si sa quant’è; anche questo fa paura.

Tutti quelli che incrociamo con la mascherina sono pericolosi? E quelli poi che incrociamo senza mascherina sono pericolosissimi? Degli incoscienti delinquenti che ci mettono tutti in pericolo?

In ogni oggetto che tocchiamo c’è pericolo? L’aria è tutta infetta? Ci proteggiamo troppo poco? O ci proteggiamo troppo e potremmo invece riprendere la nostra vita normale?

Un operatore della Croce Rossa visita un paziente con sintomi da coronavirus a Bergamo, il 3 aprile 2020. Foto: Marco Di Lauro/Getty Images.

Sono domande importanti, ci piacerebbe avere tutte le risposte, ma non le abbiamo. Le tanto invocate indagini epidemiologiche con test su campioni di persone rappresentativi delle diverse località ancora non le abbiamo avute.

Di indagini di rischio con analisi su contaminazione e infettività dell’aria che respiriamo il nostro Istituto Superiore di Sanità neanche ne parla, come se il problema non esistesse o non lo riguardi.

No: la situazione non ci piace affatto, ma non stiamo morendo di paura; nessuno crede che sia la fine del mondo. Sappiamo che non è tutto finito, sappiamo che la CoViD-19 è una malattia nuova su cui c’è molto da scoprire e quindi è difficile fare previsioni, ma ragionevolmente pensiamo di cavarcela, ed abbiamo dei buoni motivi per pensare così, almeno noi in Italia, anche se abbiamo avuto una mortalità ufficiale fra le più alte nel mondo; ad oggi, 514 morti di CoViD-19 su un milione di italiani.

A parte S. Marino (1.208) e Andorra (634), stanno peggio di noi soltanto il Belgio (763) e la Spagna (580); ci inseguono l’Inghilterra (489) e la Francia (415), poi Svezia (343), Olanda (325) e Irlanda (301).

Ho smesso di calcolarmi tutti questi indici di mortalità relativa alla popolazione dei diversi stati, perché da un po’ di giorni li si trova anche sul sito della John Hopkins University:
https://www.worldometers.info/coronavirus/

Lì potete leggervi tutta questa triste classifica e anche tutti i dati dei giorni precedenti.

Tocca invece calcolarseli ancora per le regioni italiane, perché la nostra Protezione Civile non lo fa. In compenso continua a inondarci di dati insignificanti sui loro “casi”, che niente ci dicono su quanti siano i contagiati.

E allora, perché pensiamo di cavarcela se noi italiani stiamo peggio di quasi tutti? Perché quel dato si riferisce alla mortalità (e solo a quella ufficiale) che si è accumulata in Italia dall’inizio della pandemia. Ovviamente, quel dato non può più calare, però in Italia è calato il dato di mortalità giornaliera: da ieri sono morte di CoViD-19 “soltanto” 195 persone; non sono affatto poche, ma un mese fa oscillavano intorno a 600 mentre adesso siamo stabilmente sotto 200, con una media di 180 negli ultimi 5 giorni.

C’è poi un altro dato incoraggiante: questo calo sembra essere non casuale perché la mortalità giornaliera è in calo non solo da noi, ma in tutta Europa, compresa anche l’Inghilterra che a inizio maggio era sopra 600 e adesso è a circa 500; oggi: 494, con “solo” 389 di media negli ultimi 5 giorni.

Tornando all’Italia, abbiamo altri due dati importanti che ci incoraggiano a dirci che “ce le caviamo”: da tre giorni meno di 1.000 posti di terapia intensiva sono occupati da malati di CoViD-19. Al culmine dell’epidemia le rianimazioni erano sature e i malati non trovavano posto; un mese fa erano oltre 3.000, ancora 17 giorni fa erano sopra 2.000, 10 giorni fa siamo scesi sotto 1.500 e oggi siamo a 893.

Questo significa che ci sono sempre meno malati gravi e che quindi domani avremo ancora più guariti e meno morti.

Infatti l’altro dato importante è che in Italia, in solo una settimana, il rapporto giornaliero guariti/ morti è salito da 3,28 a 3,62. Fino al 19 aprile, cioè solo 25 giorni fa, quel rapporto era invece 1,99 ; significa che fino a 25 giorni fa i guariti (ufficiali) erano meno del doppio dei morti (ufficiali) mentre adesso sono più del triplo e vanno verso il quadruplo, perché quel rapporto è in costante aumento giornaliero.

In realtà noi non sappiamo quanti siano davvero i guariti e quanti i morti di CoViD-19; sappiamo che certamente sono ben più di quelli ufficialmente riconosciuti come tali; ma è anche chiaro che saranno più i tanti guariti mai testati che i morti a sfuggire a quei conteggi, per cui il vero, e sconosciuto, rapporto guariti/morti sarà, non solo in crescita, ma anche certamente ben più alto di quello ufficiale.

Anche questa è una considerazione niente male, che ci incoraggia a pensare bene.

Ma perché ce la stiamo cavando meglio di prima e ce la caveremo ancora meglio?

Intanto perché malgrado né le Regioni né la nostra Protezione Civile avessero scorte di mascherine e altri DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e neanche ci si sia attivati in tempo per procurarle e incentivarne la produzione, commettendo inaccettabili errori, ormai questi dispositivi sono finalmente diffusi e utilizzati e quindi rallentano o impediscono i contagi.

Poi ce la stiamo cavando meglio di prima perché oggi non si fanno più errori gravissimi come sono stati fatti in Lombardia, dove si è riaperto al pubblico l’ospedale di Alzano in cui già il contagio galoppava dentro e poi ha galoppato fuori, dove gli operatori sanitari erano privi di DPI, dove gli ospedali sono collassati, e dove poi i malati convalescenti di CoViD-19 sono stati mandati nelle RSA ad infettare e uccidere quei poveri anziani ricoverati.

Ne trovate un riepilogo qui:
I due mesi che sconvolsero la Lombardia

Ma ce la stiamo cavando meglio di prima anche e soprattutto perché adesso veniamo curati meglio.

Veniamo curati meglio perché, anche se c’è ancora molto da capire, oggi conosciamo di più questa nuova malattia; sappiamo che è pericolosa, che può presentarsi anche con sintomi lievi o senza sintomi e che anche quelle persone asintomatiche, apparentemente sane, possono trasmetterla. Con queste conoscenze, a differenza di ieri e pur in grave e colpevole carenza di test diagnostici, oggi i medici possono riuscire a fare diagnosi precoci.

Una diagnosi precoce facilita altre diagnosi precoci sui conviventi, e tutte insieme consentono terapie precoci a domicilio, spesso con guarigione senza ricovero ospedaliero: sono proprio quelle le guarigioni mai testate che falsano la statistica del rapporto guariti/morti, ma che più sono e più ci fanno piacere.

La volta scorsa abbiamo detto che adesso si sa che la CoViD-19 non è una malattia specifica dell’apparato respiratorio, ma una malattia sistemica che può coinvolgere più organi (reni, cuore, vasi sanguigni, fegato, milza, intestino…) e scatenare una forte reazione del sistema immunitario con conseguente forte produzione di citochine, reazione che può causare nei vasi sanguigni infiammazioni e microtrombi. La comprensione di questi aspetti consente di contenere quei processi infiammatori e trombotici consentendo quindi ai pazienti di superare le fasi critiche, di sopravvivere e di guarire.

Come già detto, il merito di questi progressi terapeutici va a diversi medici ospedalieri che indipendentemente hanno compreso questi aspetti e le loro teorie sono state poi confermate e arricchite da numerose e accurate autopsie eseguite al Giovanni XXIII di Bergamo e al Sacco di Milano, contro il parere del Ministero della Salute che invece sconsigliava di farle, in quanto la causa era ben nota.

Sulle loro ricerche potete leggere qui:
https://www.nature.com/articles/d41586-020-01355-z

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/07/coronavirus-lo-studio-dellospedale-di-bergamo-pazienti-morti-per-trombosi/5794748/

https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/autopsie-scoperto-uccide-coronavirus-governo-sconsigliava-155723/

Anche se siamo in emergenza, e forse proprio perché siamo in emergenza, val la pena di fermarsi e riflettere sul fatto che le ricerche degli anatomopatologi italiani interessano tutto il mondo, sono citate su Nature e pubblicate su Lancet ma sconsigliate dal nostro Ministero della Salute.

C’è un caso analogo: la plasma-terapia iperimmune. E’ analogo per diversi motivi; perché è uno di quei grossi progressi terapeutici che ci fanno sperare di cavarcela, è analogo perché se ne sta interessando l’OMS e tutto il mondo ed è analogo perché, con profondo disprezzo non se ne interessano le istituzioni sanitarie italiane.

Se ne è scritto dapprima qui:
https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_04/coronavirus-de-donno-la-terapia-il-plasma-funziona-55983f4a-8dcd-11ea-b08e-d2743999949b.shtml
e la notizia della grande efficacia di questa terapia praticata con successo da oltre due mesi al San Matteo di Pavia da De Donno ha suscitato molto interesse. In Veneto Zaia ha già attivato una banca del sangue dei guariti per disporre di siero con cui curare i malati gravi e la promuove come banca nazionale. C’è chi è scettico, che dice che non è stato applicato un protocollo terapeutico anche a doppio ceco per validare la terapia. Qui:
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/05/07/plasma-lemail-a-marzo-serve-un-protocollo-sileri-burocrati-lenti/5793975/
potete leggere che quel protocollo terapeutico è in atto dai primi di marzo al Policlinico di Pavia e che tramite Liumbruno, direttore del CNS (Centro Nazionale Sangue) si è rapidamente diffuso anche fuori dal Veneto, in Lombardia, Toscana, Abruzzo, Lazio, Puglia. Il 18 marzo Liumbruno ha ufficialmente chiesto alla Direzione Prevenzione del Ministero della Salute di approvare un Protocollo terapeutico Nazionale. Nessuno ha risposto. A Pavia si è fatto vivo l’OMS ma non l’Istituto Superiore di Sanità italiano.

Eppure quel protocollo del plasma iperimmune, se ben validato, potrebbe essere esteso a tutti i pazienti non critici e impedire quindi che la CoViD-19 danneggi organi come i reni e l’apparato cardiocircolatorio.

Finalmente, dopo più di due mesi, qualcosa sta cambiando anche a livello istituzionale italiano:
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Terapia-al-plasma-iperimmune-contro-Covid-19-interessanti-dati-progetto-pilota-Ora-nuovo-studio-dcd9f9ee-7eec-4207-ad16-eab0ff98f234.html#foto-1.

Noi speriamo di cavarcela, malgrado la colpevole inefficienza dei vertici delle nostre istituzioni sanitarie.

Dopo mesi che ci si domanda perché in Italia, paese particolarmente colpito dalla CoViD-19, non ci sia un continuo e diffuso monitoraggio dei contagiati nelle diverse zone e una continua e diffusa analisi del rischio di respirare aria contaminata, ecco che ci arriva la risposta dell’ISS e dell’ISTAT:
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Coronavirus-Istat-Sabbadini-indagine-sierologica-fondamentale-per-conoscere-il-numero-di-contagiati-06e0200b-54fb-4db4-90b1-7a0850775119.html?refresh_ce.

Fanno, anzi no, faranno finalmente un campionamento con 150.000 test su altrettante persone, ma non sarà un monitoraggio giornaliero; lo si farà una tantum, una volta sola, come i censimenti. Con la differenza che quelli, almeno, si fanno su tutta la popolazione. Analisi di rischio dell’aria che respiriamo? Non risulta neanche che ci stiano pensando.

Noi speriamo sempre di cavarcela, malgrado la colpevole inefficienza dei vertici delle nostre istituzioni sanitarie e statistiche.

Sui dati italiani che ci fanno ben sperare, vi dico che in Lombardia dove, purtroppo, oggi si è arrivati a superare la mortalità di 1.500 morti di CoViD-19 su un milione di lombardi, la mortalità giornaliera è scesa oggi a soli 69 morti; ad aprile invece era stabilmente sopra i 100 ed è arrivata a 300. In Piemonte è a 32, in Veneto a 26, in Emilia-Romagna a 20, nel Lazio a 16, in Liguria a 13, in Toscana e Abruzzo a 5, in Puglia 4, in Friuli 3, Marche 2, Trentino-Alto Adige, Campania, Valle  d’Aosta, Umbria, Calabria e Sicilia 1, mentre in Basilicata, Molise e Sardegna di CoViD-19 da ieri non è morto nessuno.

Se volete capire come i virus e il Sars-cov-2 interagiscono con il sistema immunitario e quali siano i problemi per un vaccino, questo è un buon articolo divulgativo:
https://www.scienzainrete.it/articolo/sars-cov-2-visto-dal-sistema-immunitario/vincenzo-barnaba/2020-04-22.

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Noi, speriamo che ce la caviamo ultima modifica: 2020-05-16T04:48:00+02:00 da Totem&Tabù

5 pensieri su “Noi, speriamo che ce la caviamo”

  1. 5
    grazia says:

    Ce la caveremo perché nonostante i bavagli imposti dai vertici, le intimidazioni, gli allontanamenti, molti medici disperati sono riusciti a parlare.
    Tuttavia, nonostante si ribadisca che la malattia non è così devastante come fanno credere e che si può curare a casa, sottolineando l’importanza dell’attività dei medici sul territorio e la prevenzione (vita sana, alimentazione corretta, diminuzione dei farmaci somministrati), si parla ancora di vaccini, tracciamenti, controllo della temperatura all’ingresso di uffici-palestre-biblioteche, e poi braccialetti, microchip. 
     
    E gli spostamenti interregionali rimangono vietati e il comparto turistico permane in ginocchio. 

  2. 4
    Giuseppe Balsamo says:

    Lieto di aver dato un piccolo contributo.
     
    Sulle trombosi associate al COVID e sul ruolo dell’eparina consiglio la lettura di questo articolo:
    https://www.policlinicogemelli.it/news-eventi/leparina-non-salvera-il-mondo-dal-covid-19-ma-se-ben-usata-una-mano-ai-pazienti-la-puo-dare/
    All’interno c’è un link a uno dei primi studi pubblicati sulla correlazione fra COVID-19 e coagulazione anomala. Lo studio è cinese ed è del 19 febbraio.
    Mi risulta che l’eparina sia da tempo profilassi normale nei post-operatori e nei pazienti allettati in terapia intensiva. Sarei molto sorpreso se non fosse stata somministrata fin da subito ai ricoverati COVID in terapia intensiva, inoltre, se ho ben capito, studi successivi vertono più sull’opportunità di utilizzarla anche in fasi precoci della malattia.
     
    Quanto all’uso del plasma per il COVID, la prima notizia che ho trovato è un’ANSA del 14 febbraio (ancora i Cinesi):
    https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/02/14/coronavirusda-plasma-guariti-forse-cura_c4b17dd0-d2a6-4d41-8402-466ee13a5579.html
    La prima che ho trovato relativa all’avvio di una sperimentazione “ufficiale” in Italia è del 27 marzo:
    https://www.centronazionalesangue.it/node/844
     
    Concordo pienamente con l’osservazione finale del commento 3.

  3. 3
    Geri Steve says:

     
    Ringrazio Giuseppe Balsamo per le sue tre interessanti citazioni che integrano bene il mio articolo.
     
    Ho letto la circolare ministeriale “Indicazioni emergenziali connessse ad epidemia covid-19…” che lui cita e in cui , alla voce “Esami autoptici e riscontri diagnostici” si afferma che :Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19″ ed ho notato che è recente, datata 2 Maggio e che “sostituisce integralmente quella, avente medesimo oggetto, dello scorso 8 aprile”.
    Sono risalito a quella e ad altra del 1 Aprile, firmate non da Ruocco ma dal Direttore Generale D’Amario e tutte identiche per ciò che riguarda le autopsie,; non ne ho trovate altre precedenti.
    https://olympus.uniurb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=22201:sal-12302_20&catid=6&Itemid=137
    https://olympus.uniurb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=22118:sal11285_2020&catid=6&Itemid=137
     
    Faccio un paio di considerazioni:
     
    Il povero Ruocco, ricopiatore delle due circolari precedenti, penosamente le giustifica tutte per l’urgenza di evitare che gli anatomo patologi (evidentemente ritenuti incapaci di svolgere la loro professione) si contaminassero.
    Ma la sua circolare è di Maggio e le due precedenti di Aprile, mentre l’epidemia è esplosa all’inizio di Marzo. Se lo scopo era quello di impedire che i poveri e incompetenti anatomo patologi si contaminassero, se ne conclude che il Ministero li ha allarmati con un mese di ritardo !
     
    Non so dire con precisione quando alcuni rianimatori e cardiologi ospedalieri hanno manifestato i loro dubbi sulla terapia della ventilazione, sospettando che i pazienti morivano non perchè mancasse l’ossigeno nei polmoni, ma perchè fosse insufficiente la successiva circolazione sanguigna di quell’ossigeno.
    Non so neanche dire quando al Giovanni XXIII e al Sacco ci si sia accorti che le loro autopsie confermavano quell’ipotesi perchè il microcircolo risultava impedito da infiammazione e trombi.
    Però tutto questo è accaduto ad Aprile e ancora al 2 Maggio (circolare Ruocco) al Ministero non se ne era accorto nessuno.
     
    Mettendo insieme questi fatti con l’altro fatto che al Ministero hanno completamente ignorato, snobbandole, le informazioni e le richieste su terapia e ricerche relative a plasma super immune, se ne conclude che il nostro Ministero della Salute è cieco e sordo a ciò che avviene nella sanità e alle ricerche condotte dai medici e dai ricercatori italiani e che ritiene sia suo unico compito istruirli e dirigerli dall’alto.
     
    Aggiungo che il Ministero non è sguarnito di ricercatori e di contatti con le strutture sanitarie, perchè dispone di un potente Ente di Ricerca: l’Istituto Superiore di Sanità, con abbondante personale qualificato, di buona tradizione, con laboratori di ricerca con buone dotazioni e con rapporti istituzionali con le strutture sanitarie. Se tutto ciò non funziona è perchè i vertici di queste due istituzioni hanno una visione verticistica, e quindi pesantemente sbagliata, della loro funzione e una radicata sfiducia nei ricercatori e nelle loro iniziative.
    E questo perchè l’accesso ai vertici è controllato dalla politica, che purtroppo in Italia non significa il buon governo nell’interesse pubblico e con strategie di lungo termine, ma significa lottizzazione partitica.
     
    L’aver decentrato alle Regioni tutta l’amministrazione sanitaria ha poi creato un ulteriore, anche se non sempre pessimo, livello di quella politica partitica, morbosamente interessata alla gestione delle spese. In alcune regioni l’epidemia ha evidenziato l’inadeguatezza di quella politica, ma probabilmente c’è di ancora peggio in regioni che non sono state duramente colpite.
     
    Ce la caveremo, anche perchè nel nostro sistema sanitario e di ricerca c’è gente molto migliore di quei vertici, gente che sta lavorando molto bene, che il resto del mondo ci invidia e che è pronto ad accaparrarseli.

  4. 2
    Giuseppe Balsamo says:

    Qui un approfondimento sul tema dei tamponi:
    https://www.ilpost.it/2020/05/08/tamponi-reagenti-carenza-regioni/
     
    Per quanto riguarda il discorso autopsie, oltre al link proposto nell’articolo consiglio la lettura diretta della circolare:
    https://www.affaritaliani.it/static/upl2020/covi/0001/covid-19–circolare-del-ministero-della-salutepdf2.pdf
     
    e la lettura di questa intervista, rilasciata da colui che ne sarebbe il firmatario (della circolare):
    https://www.affaritaliani.it/cronache/stop-alle-autopsie-solo-un-invito-cautela-con-il-virus-troppi-rischi-671907.html

  5. 1
    Giorgio Daidola says:

    Dopo tanto leggere, da incompetente quale sono, sul virus, dopo tante illusioni, delusioni e soprattutto indignazioni, questo mi sembra finalmente un buon articolo, equilibrato e documentato. Spero di non sbagliarmi, ovviamente, perché di certezze in questo mare in burrasca dominato da incompetenti, pagliacci, affaristi travestiti da filantropi e filibustieri ce ne sono davvero poche. Devo ancora andare a leggere molti degli articoli richiamati da Geri Steve che non conosco ma sono stato favorevolmente impressionato da queste sue parole: “grave e colpevole carenza di test diagnostici”. Possibile che non si possa far nulla al riguardo? Perché anziché elargire contributi a pioggia di dubbia efficacia (e senza dire nulla da dove si prendono o prenderanno o soldi…) non si punta tutte le risorse per generalizzare subito questi test che permetterebbero di ridurre fortemente i rischi di contagio, isolando tutti i positivi asintomatici, almeno in certo momento? Meglio test imprecisi fin che si vuole che niente, o indagini a campione di limitatissima efficacia, quali finalmente si è deciso, con vergognoso ritardo, di fare. Una cosa che, sempre leggendo l’articolo, mi ha fortemente preoccupato in quanto sportivo, è la mancanza di ricerche specifiche sulla possibilità di respirare aria contaminata quando si è all’aperto, distanti dai nostri simili oltre i fatidici due metri. Il virus per caso è come i pollini? Scusate la mia ignoranza ma su questo punto credo sarebbe essenziale investire per tentare di saperne un po’ di più. Un ultimo dubbio questo articolo me lo mette relativamente alla terapia con il plasma, iniziata a Mantova, che ha dato ottimi risultati. Perché è stata data finalmente, sottolineo il “finalmente”,  a un istituto di Pisa il compito di studiarla e non a chi l’ha scoperta? Che ci sia di mezzo la politica? Se fosse così la mia indignazione sempre più diffusa troverebbe un ulteriore conferma

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