Alpinismo non più Romantico?

Alpinismo non più Romantico?
(già pubblicato su In Movimento, giugno-luglio 2018)

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Chi dice che l’attuale alpinismo “estremo” non è più romantico ne dà un falso giudizio: perché si rifà all’interpretazione errata che oggi si usa dare alla parola Romanticismo.

Questo fenomeno culturale che alla fine del XVIII secolo si contrappose all’Illuminismo e al Neoclassicismo, cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica, sottolineò la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali d’ogni artista.

Arte, filosofia e letteratura furono le manifestazioni tangibili di questo moto che vedeva l’uomo non più come entità che si bastava in piena immersione nel mondo naturale o divino bensì come protagonista di uno scenario a lui contrapposto. Il dualismo Io-Natura era fonte di sentimenti forti. Al bisogno di contemplazione si sostituiva quello dell’azione, dunque della conquista.

Se chiedete cosa significa “romanticismo” i più oggi rispondono con l’immagine della passeggiata romantica o evocando il cosiddetto “sentimentalismo”.

L’alpinismo rispondeva a meraviglia a questo nuovo modo di sentire e ciò apparve più chiaro verso il 1870 quando emersero i primi alpinisti senza-guida. Se fino ad allora il bisogno romantico si era celato dietro i servigi di una guida alpina, uomo per definizione integro e tutt’uno con la Natura, ecco che il mettere da parte questa figura intermedia rivelò la vera essenza dell’alpinismo, cioè la contrapposizione dell’individuo alla Natura: un distacco che, per ricolmarsi, esigeva una riunione, semplificata nella conquista materiale.

L’alpinismo senza-guida si sviluppò con un’evoluzione che lo portò alla conquista delle montagne, delle pareti e degli itinerari più difficili, financo nelle stagioni più proibitive. Questo cammino di certo non è concluso, ma con sempre più evidenza cominciano ad apparire i limiti geografici, con la mancanza di nuovo terreno “sempre più difficile”. Proprio questo assottigliarsi quantitativo e qualitativo delle possibili mete di conquista impone una ricerca esasperata di nuovi obiettivi che a loro volta richiedono sempre più sofisticate tecnologie.

Ma alla base rimane sempre la conquista, senza della quale non c’è “successo” e lo sforzo prodotto rimane “tentativo”. Tecnologico o meno, l’alpinismo di oggi rimane sempre Romantico perché teso alla vittoria sulla montagna-oggetto.

Sono però numerosi gli alpinisti che hanno detto e dicono di non essere interessati al successo. Al netto di coloro che s’illudono di non essere interessati, rimane comunque una bella pattuglia di individui tesi a un’unione con la Natura che non passi attraverso vittorie di nessun tipo. E’ questo un naturale processo, da una gioventù in cui sembra che il mondo sia ai nostri piedi a un’epoca più matura in cui altri valori si sostituiscono, la tensione verso la fusione con la Natura, la ricerca di momenti in cui sembra di essere una cosa sola con lei. Credo che l’alpinismo, nella sua globalità e diventando più vecchio, seguirà la stessa strada e allora sì, non sarà più Romantico.

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Alpinismo non più Romantico? ultima modifica: 2018-09-19T05:07:46+02:00 da GognaBlog

2 pensieri su “Alpinismo non più Romantico?”

  1. 2
    emanuele menegardi says:

    Ritengo che se nell’alpinismo si introducono le spinte egocentriste, la ricerca del successo e della fama, si ha la degenerazione dell’alpinismo stesso, che deve rimanere una ricerca di conoscenza della natura della montagna insieme con la nostra natura umana.

     

  2. 1
    curioso says:

    E’ sempre interessante notare come gli uomini della bibbia (ebrei, cristiani, mussulmani) a differenza di altri più numerosi si ritengano e si tengano sempre separati dalla Natura.

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