Sul fallimento del darwinismo

Sul fallimento del darwinismo
(e delle altre tesi evoluzioniste)
di Christian Peluffo
(pubblicato su aldomariavalli.it il 15 settembre 2022)

“Noi difendiamo la scienza [evoluzionista] nonostante l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni […], nonostante la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie prive di verifica”. Così Richard Lewontin (1929-2021), uno dei maggiori scienziati evoluzionisti degli ultimi decenni, ammise la fallace solidità della

sua teoria di riferimento, indicando, subito dopo, quanto le dominanti considerazioni sulla natura e la vita siano condizionate dalle ideologie antireligiose, “perché abbiamo un impegno aprioristico, un impegno materialista […] non possiamo aprire la porta al Piede Divino”.


In realtà quella del genetista statunitense è solo una delle sorprendenti dichiarazioni di scienziati evoluzionisti che impietosamente screditano la teoria tanto amata, spinti, solo dopo aver raggiunto i vertici della professione, a salvaguardare un poco la dignità che la medesima professione richiede.
Le stesse vicende che condussero alla proposta e all’affermazione del darwinismo furono profondamente impresse dall’inequivocabile timbro del positivismo, del materialismo, di un errato approccio nel considerare alcune tematiche sociologiche e finanche economiche, mentre l’impronta autenticamente scientifica si presentò da subito tanto sbiadita quanto confusa, come ammise lo stesso Charles Darwin (1809-1882) quando scrisse, fra le altre roboanti dichiarazioni, “la mia teoria è ipotetica in modo angosciante”.
“Che vuoi che sia”, s’affermerà, “ci sarà qualche scienziato evoluzionista un po’ confuso”.
“Che vuoi che sia”, si ripeterà, “nel volume Einsten non credeva a Darwin (Arianna Editrice) si apprende che il geniale fisico disprezzava la teoria dell’evoluzionista inglese, si scopre che negli ultimi 150 anni si sono succedute molteplici falsificazioni apposta generate per sostenere l’evoluzionismo. Tuttavia, non c’è alcun dubbio, l’evoluzione è un fatto; manuali universitari e canzoni, documentari e serie tv, musei e gadget, conferenze e adesivi hanno ormai sentenziato. Persino al catechismo lo hanno detto a mio figlio e anche quella vecchia suora si è infine convinta”.
Charles Darwin lo hanno infatti comodamente assiso, già quando eravamo bambini, sull’olimpo delle nostre menti, dunque lo assolviamo anche per quelle particolari affermazioni totalmente incastrate nel suo pensiero scientifico; ora un pochino razziste, indicanti l’umanità degli indigeni come una realtà prossima allo stadio scimmiesco, ora un pochino maschiliste, volenti l’uomo come autentico motore dell’evoluzione; egli infatti “giunge più avanti della donna qualunque azione intraprenda”.
Sarebbe da rigettare in toto il contributo di Darwin, oppure da considerarlo sul serio ed integralmente. In ogni caso la sua idea scientifica viene colpita e affondata, perché il nostro manifestò un’onestà intellettuale che molti attuali divulgatori non riescono nemmeno a concepire; scrisse ad esempio che se in futuro non si troveranno i così detti anelli di transizione (che in realtà, come ammise ancora, dovrebbero invadere la terra), la sua teoria sarebbe da rigettare.
Ad oggi i fossili recuperati sono più di un miliardo e, al netto delle stucchevoli e demenziali promozioni, non abbiamo nemmeno un anello di transizione, non uno. Se ne facciano una ragione Lucy, l’Archaeopteryx, il Tiktaalik, Wikipedia e le altre enciclopedie libere o imprigionate, e magari s’appuntino le parole di uno dei maggiori divulgatori evoluzionisti contemporanei, capaci d’accreditare a qualsivoglia linea evolutiva “la validità scientifica delle favole della buona notte” (Henry Gee).
Si badi, quando scrivo di evoluzionismo confutato non intendo la così detta microevoluzione, con la quale s’indica un adattamento più o meno rilevante di un essere vivente; è certo probabile che tutti i canidi delle terra si siano adattati partendo da una forma originaria di canide, che tutti i felidi si siano formati da un primordiale felide. Del resto, nessuno lo nega, ad esempio le molteplici razze di cani sono una realtà scaturita dalla selezione genetica diretta dall’uomo, originariamente agente sulla primordiale forma canina.
La macroevoluzione invece – quella che vuole i rettili originatisi dagli anfibi, gli anfibi dai pesci, l’uomo da un essere scimmiesco, la balena da un animale terrestre –  è sempre più confutata dalle discipline scientifiche, ormai neganti la tesi che molte microevoluzioni possano condurre alla macroevoluzione.
Nella paleontologia come nella fisica, nella citologia come nella biochimica le varie teorie evoluzioniste trovano ostacoli insormontabili, ma è soprattutto il neo-darwinismo ad essere confutato senza appello; in particolare le nuove acquisizioni della genetica indicano, fra l’altro, che il codice genetico umano è in evidente regressione. Insomma, tutto il contrario dell’evoluzione.
Nell’ultimo capitolo del libro viene evidenziato come l’evoluzionismo e la falsificatrice propaganda, sua centenaria e sempre fedele sposa, abbiano partorito anche la storia che vuole la fede in un solo Dio essersi concretizzata dopo millenni di credenze politeiste/animiste/panteiste.
Essa è più credibile della demenziale favola indicante la “vita” nata dalla “non vita”, ormai ridicolizzata da schiere intere di scienziati credenti e non credenti, dunque più difficile da smascherare.
Il trucco però esiste, ad esempio posto con particolare cura quando per più di un secolo l’opera cultural-evoluzionista Mito, rituale e religione (1887) è stata divulgata e insegnata nelle università, mentre La formazione della religione (1898) – propugnante l’accreditata teoria che indica il Credo in un Unico Assoluto Dio già ben presente nei popoli primordiali – venne di fatto censurata.
L’autore del primo volume è Andrew Lang (1844-1912), l’autore del secondo è lo stesso Andrew Lang, capace dunque, forte d’ulteriori undici anni di studio e della sua onestà intellettuale, di contrastare gran parte del suo precedente scritto; per almeno cent’anni, se ne faccia una ragione lo studioso, fatica assolutamente sprecata.
È l’evoluzionismo, bellezza! Lui censura, mistifica e deforma ciò che vuole, conscio che le bugie mille volte ripetute o persino disegnate nelle t-shirt rimangono nella mente, e forse nell’anima, più di qualunque verità ascoltata pochissime volte.

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Sul fallimento del darwinismo ultima modifica: 2023-01-05T04:39:00+01:00 da GognaBlog

28 pensieri su “Sul fallimento del darwinismo”

  1. 28
    AlexJC says:

    Che uno pubblichi anche a pagamento (la casa editrice del tomo non mi risulta essere nelle liste degli editori no-eap https://www.scritturacreativa.org/wp-content/uploads/2017/11/ELENCO-CASE-EDITRICI-FREE-1.pdf ) ci sta pure, che uno si autorecensisca il suo libro molto meno. Detto questo non ritenevo possibile dopo le figure di letame di pennettiana memoria ritirare in ballo Einstein che “non credeva” a Darwin. Sul resto, errori così madornali e fuori dal tempo che non vale la pena starne a discutere; o è totale ignoranza della materia (e non si può rimediare con due commenti) oppure è malafede (e lì proprio non si può rimediare). Ci mancava solo che il poveretto ritirasse fuori la storiella dell’anello mancante e il bestiario creazionista/antievoluzionista c’era tutto. Per chi capitasse qui casualmente un link ad un articolo che fa il punto in modo decente all’attuale VERO dibattito intorno all’evoluzione biologica. https://www.ilfoglio.it/scienza/2023/02/13/news/una-diversa-prospettiva-su-darwin-e-l-evoluzione-il-parere-di-due-scienziati-4950395/#tantecose e buona primavera

  2. 27
    lorenzo merlo says:

    Tranne la 26?

  3. 26
    Marco Manzavecchia says:

    Tra il post e i commenti una montagna di scempiaggini.

  4. 25
    Fabio Bertoncelli says:

    Roberto, mio nonno materno – buono come il pane, gran lavoratore, ingenuo e onesto fino al midollo – fu comunista per tutta la vita. Tra i denti anteriori ne spiccavano due o tre d’oro; soltanto pochi anni fa ho imparato che fu a causa di un pestaggio di squadristi durante il Ventennio.
     
    Ebbene, il nonno possedeva una magnifica opera in due volumi, in elegante veste editoriale di grande formato: “Storia del PCI”, edizioni L’Unità, pubblicata negli anni Sessanta. Rammento centinaia di fotografie in bianco e nero, di eccezionale interesse storico. Purtroppo è andata perduta chissà come e me ne dispiace. 
    Ricordo anche che vi era la riproduzione della prima pagina dell’Unità alla morte di Stalin. Ricordo una narrazione della storia dell’Italia repubblicana che pareva provenire da un altro pianeta. Ricordo che si taceva – guarda un po’… – il fatto che il mio paese natale, Castelfranco Emilia (Modena), fu storicamente la capitale del famigerato Triangolo della Morte. Anzi, fu solo molti anni dopo che imparai che cosa significasse quella espressione. E allora mi dissi: “Mi hanno taciuto. Mi hanno ingannato”. E incominciai a studiare per conto mio la storia che a scuola non mi era stata insegnata.
     
    Roberto, per farla breve: so perfettamente che nel PCI esistevano tantissime persone del popolo animate da princípi di giustizia sociale, come il nonno. Ma so anche che tra i capi c’era chi pensava e dichiarò: “Tra la rivoluzione e la verità scelgo la rivoluzione” (Giancarlo Pajetta). Per non parlare di Togliatti, il Migliore. Per non parlare di tutto il resto.
    Ecco perché detesto tutti i totalitarismi. Ecco perché, nonostante i suoi  innumerevoli difetti, io amo e rispetto la democrazia. E mi inferocisco quando vedo che essa è minata da ciarlatani, parassiti, filibustieri, ladri, corrotti e corruttori, come accade nel nostro disgraziato Paese.
     
    E ora chiudo: sono fuori tema e temo che Alessandro mi sgridi (sto scherzando!).

  5. 24
    Roberto Pasini says:

    Ancora Bertoncelli. “Dispotismo orientale” lo chiamava Marx. Non avrebbe mai pensato che il socialismo si sarebbe realizzato in oriente e nelle forme che abbiamo visto e che vediamo. Lui pensava all’Inghilterra e all’Europa industriale. Sai Fabio, leggendo qualche giorno fa un pezzo “ambientalista” pubblicato qui ho fatto questa considerazione. Purtroppo i disastri combinati dal “socialismo reale” hanno cancellato la memoria di certe radici. Quanti temi sull’alienazione, su un diverso rapporto degli uomini tra loro come base per un diverso rapporto con la natura (non può esserci un rapporto meno aggressivo verso la natura in un contesto di sopraffazione tra uomini) ci sono nel giovane Marx e non solo nel giovane. C’è un filone libertario nella visione della vita individuale e collettiva, nei rapporti con il mondo che ha radici antiche (Marx aveva fatto una tesi di Laurea su Democrito). Tutto è stato cancellato dai fiumi di sangue e dolore creati da quello che abbiamo visto e oggi o non c’è memoria o quasi ci si vergogna a fare certe citazioni. Poi c’è un ambientalismo diciamo per semplificazione  “di destra”, ma lì non mi addentro perché non è il mio mondo. Saluti. 

  6. 23
    lorenzo merlo says:

    Nessuna ideologia, solo metafora.

  7. 22
    Roberto Pasini says:

    Caro Bertoncelli dovresti riascoltare il pezzo di Gaber sul perché eravamo comunisti. Almeno qui da noi e per la mia generazione. Per la generazione precedente, quella che ha combattuto il fascismo, ti inviterei a leggere il libro di memorie di Giorgio Amendola, figlio di Giovanni, ministro liberale del Regno. Forse la tua visione di cosa è stato il PCI e’ un troppo emiliano-centrica, come molti altri nati nel primo dopoguerra come me potrebbero testimoniare anche su questo blog. Oppure ricordare le parole di Guido Rossa sull’impegno politico, parole che sono sicuro tu già ben conosci. 

  8. 21
    Fabio Bertoncelli says:

    “Forse che la luminosa civiltà classica riferimento culturale per secoli della civiltà occidentale non era basata su una cultura della sopraffazione schiavista e ha temuto e perseguitato una cultura della fratellanza e dell’uguaglianza come il cristianesimo prima di inglobarlo e neutralizzarlo? E vogliamo parlare della Dittatura del Proletariato, tuttora fonte di riferimento per chi governa oggi una quota determinante della nostra specie? O delle teocrazie islamiche che impiccano donne non velate e oppositori in nome di una primazia che deriva direttamente da Dio? Un primato culturale piuttosto “popolare”  tra noi umani. Difficile attribuire un Oscar alla carriera: troppi pretendenti.”
     
    Roberto, mi dispiace, ma con le tue parole non dimostri affatto una provenienza comunista, come a volte hai scritto. Tu ponderi e giudichi le cose a prescindere dalle ideologie. Insomma, tenti di ragionare col tuo cervello, per quanto ciò sia possibile con i condizionamenti esterni che dobbiamo subire per forza di cose.
    … … …
    Ebbene, ora ti dirò che in questo mondo purtroppo non esiste il paradiso, del che presumo tu ti sia già reso conto ???. E il male dilaga indisturbato, o quasi.
     
    Però esistono civiltà, società, luoghi e tempi che sono meglio di altri. O, se cosí ci piace dire, meno peggio. In tutti i consorzi umani vengono commessi errori e orrori, da alcune parti di piú e da altre di meno, molto di meno. Per giudicare dobbiamo anche confrontare gli uni con gli altri.
     
    Per esempio, considerando tutti i pro e i contro, tu poni sullo stesso piano di civiltà la Grecia di Pericle (beninteso, con i suoi schiavi) e le satrapie dell’antico Oriente? In diversi casi quelle satrapie – sotto differenti forme – si sono conservate per duemilacinquecento anni, fino ai giorni nostri.
     
    Lunga è la strada e impervia la via verso una società meno ingiusta. Ma alcuni ci provano con convinzione e sono piú avanti. Ecco, io propendo per costoro. In altre parole, dovendo scegliere tra cavarmi un occhio o due, preferisco uno solo.

  9. 20
    Roberto Pasini says:

    Il darwinismo sociale non è una teoria che cerca di spiegare un fenomeno (la selezione di certi comportamenti nella specie umana) trasferendo alla sfera del comportamento un concetto elaborato per altre dimensioni della nostra evoluzione. È un’ideologia che assolutizza un fattore (la competizione) e lo usa a scopi giustificativi, trascurando ad esempio la presenza contemporanea negli umani e in altri esseri viventi di comportamenti solidali. È esattamente la caratteristica di un’ideologia: il suo carattere assolutista e semplificatorio, refrattario ad ogni verifica . Le ideologie hanno il loro fondamento su fattori e bisogni diversi da quelli della conoscenza. Certamente non era questo il progetto scientifico di Darwin. Non dimentichiamoci mai anche dei suoi studi sull’espressione delle emozioni umane, anche se oggi datati alla luce di ciò che sappiamo ora, sul futuro chissa’ cosa scopriranno. 

  10. 19
    lorenzo merlo says:

    Metafora come miscuglio?
    Allora passo.

  11. 18
    Giuseppe Balsamo says:

    @14
    Chiamala pure metafora se così ti piace di più, ma la mia domanda resta.
     
    La teoria di Darwin si basa su osservazioni, su che cosa poggia la critica ? Che “competizione e selezione” non esistono o sono irrilevanti per l’evoluzione biologica ?
     
    Potrei capire, casomai, la critica all’utilizzo fuori contesto della teoria di Darwin. Ad esempio per dare una (comoda) veste scientifica a una civiltà c.d. industriale (o una qualsiasi altra) che fa della “competizione e selezione” una sua base essenziale.
     
    Un pò quello che vedo a volte accadere su altri temi con la meccanica quantistica…

  12. 17
    lorenzo merlo says:

    Dal predominio della logica, quello della ragione, quindi quello materialista e infine meccanicista. In questo è il primato.
    In quanto l’uomo, come mai prima è concepito alla stregua di una macchina. Globalismo, pensiero unico, ordoliberismo vivono e proliferano su questa concezione.
    Tutto lo sviluppo della geometria euclidea e della fisica classica sono lì a dimostrare il retroterra che ci ha abituati a dimenticare che siamo universi diversi, che ci costringe a pensare ci sia un solo universo.
    La piatta matrice di questo pensiero egemonizza l’intelligenza, elegge l’egoismo, e oggi, l’individualismo.
    Questo è il primato.

  13. 16
    Roberto Pasini says:

    Forse che la luminosa civiltà classica riferimento culturale per secoli della civiltà occidentale non era basata su una cultura della sopraffazione schiavista e ha temuto e perseguitato una cultura della fratellanza e dell’uguaglianza come il cristianesimo prima di inglobarlo e neutralizzarlo? E vogliamo parlare della Dittatura del Proletariato, tuttora fonte di riferimento per chi governa oggi una quota determinante della nostra specie? O delle teocrazie islamiche che impiccano donne non velate e oppositori in nome di una primazia che deriva direttamente da Dio? Un primato culturale piuttosto “popolare”  tra noi umani. Difficile attribuire un Oscar alla carriera: troppi pretendenti.

  14. 15
    lorenzo merlo says:

    La questione col capitalismo è la sopraffazione fatta cultura.
    Ma non fa niente.2

  15. 14
    lorenzo merlo says:

    Non mescolanza, metafora.
    Ma non fa niente. Stagna.

  16. 13
    Roberto Pasini says:

    Non sono un biologo e quindi taccio per incompetenza sulle teorie evoluzionistiche, ma sulla storia e sulla psicologia sociale qualcosa mi è noto. La competizione e selezione sono una caratteristica solo del sistema sociale capitalistico? Le altre epoche della storia della nostra specie sono forse state caratterizzate da fraternità, eguaglianza e libertà? E gli altri sistemi sociali oggi sulla piazza del mondo? Tutti virtuosi e solidali? Questo non significa accettare come un dato ineluttabile il nostro presente o fare della socio-biologia deterministica ma non raccontiamoci balle rassicuranti. La nostra storia di piccoli predatori onnivori e opportunisti gronda di sangue e sopraffazione, con qualche raro momento di tregua e qualche dimensione individuale e collettiva  “angelica” che alimenta la speranza mai morta del cuore ma non il pessimismo della ragione. Guardare in faccia la realtà non significa accettarla. È l’ideologia che costruisce una falsa coscienza perché il contatto con il reale genera troppa sofferenza e allora protegge le persone dal dolore (apparentemente) chiudendole nella loro bolla percettiva. 

  17. 12
    Giuseppe Balsamo says:

    @10
    Se tolgo lo stagno ai compartimenti, fenomeni che si osservano in un àmbito si mescolano con ciò che si presume in altri (àmbiti).
    Benchè tentare analogie possa a volte tornare utile, più spesso l’azione del mescolare aumenta l’entropia (intesa nel senso di caos).

  18. 11
    Lusa says:

    Fallimento del Darwinismo?
    Non parlerei affatto di fallimento!

  19. 10
    lorenzo merlo says:

    Per rispondere alla domanda, togliere lo stagno ai compartimenti.

  20. 9
    Giuseppe Balsamo says:

    @7
    Grazie Guido per la risposta.
     
    Nessuna intenzione da parte mia di togliere alcunchè a Lamarck, e infatti ho scritto che “il riferimento a Lamarck ci sta”.
    Solo precisare che la competizione e selezione è presente anche nella teoria di Lamarck, mentre dal tuo commento (@1) sembrerebbe esclusiva di Darwin:
    Lamarck attribuiva la trasformazione delle specie all’ereditarietà dei caratteri acquisiti, mentre Darwin la vedeva come opera di “competizione e selezione”, e qui sta il punto“.
     
    Difatti non ho capito quale sarebbe il “punto” che vuoi sottolineare, quindi ribadisco la mia domanda.
    Considerare competizione e selezione una delle basi essenziali della c.d. civiltà industriale, che rilevanza ha nel contesto di una critica scientifica alla teoria di Darwin ?

  21. 8
    lorenzo merlo says:

    Leggere Prigogine qui è come una boccata d’aria.

  22. 7
    Guido says:

    E’ vero che le “modalità” dell’evoluzione ipotizzate da Lamarck si sono rivelate errate, ma ciò non toglie che il primo occidentale moderno ad avere avuto l’idea di base sia stato Lamarck e non Darwin, senza nulla togliere alla documentazione e alle osservazioni del naturalista inglese a seguito del viaggio sul Beagle. Resta il fatto che la competizione, presente in Natura ma non in modo esclusivo e determinante, è una delle basi essenziali della civiltà industriale e del suo fanatico amore per lo sviluppo economico, che sta devastando la Terra. In quanto alla “scienza”, forse ognuno se ne fa l’idea che crede, perchè non si tratta  di una “voce” unica, per fortuna. Ricordo spesso il titolo di uno degli ultimi libri di Ilya Prigogine: “La fine delle certezze”.
     

  23. 6
    Giuseppe Balsamo says:

    @1
    Il riferimento a Lamarck ci sta, tuttavia l’adattamento all’ambiente (competizione e selezione) è presente anche nella sua teoria, non solo in quella di Darwin. D’altra parte è un fenomeno non difficile da osservare in natura.
    Ma, Guido, il fatto che lo si consideri “alla base” della c.d. civiltà industriale, che rilevanza avrebbe nel contesto di una critica scientifica al darwinismo ?
     
    Il problema della teoria di Lamarck, invece, è che questi ipotizzava l’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Nel senso che l’uso o il non uso di un organo da parte di un singolo individuo si sarebbe trasmesso alla sua discendenza.
    Ipotesi rivelatasi errata (specie per come la intendeva Lamarck), benchè l’epigenetica (da non confondere con l’eugenetica :)) l’abbia parzialmente rivalutata, mostrando come la sequenza del DNA non sia l’unica informazione che viene trasmessa fra generazioni.
     
    Quanto ai dogmi (?) “messi bene in chiaro” da Sheldrake (…bizzarro personaggio, questi…), sarebbe interessante sapere da dove egli li abbia derivati e quale sia la sua idea di scienza.
    Perchè su ognuno di essi (e, temo, probabilmente anche sulla sua – e non solo sua – idea di scienza) ci sarebbe parecchio da discutere.
     
    P.S.
    Per la gioia di Peluffo, scoperto recentemente un altro anello mancante (qualunque cosa anello mancante significhi): un fossile con corpo di uccello e testa di dinosauro.
    Sarà mica una patacca cinese ? 🙂
    https://www.open.online/2023/01/06/cina-fossile-uccello-dinosauro-foto-video/

  24. 5
    lorenzo merlo says:

    Hai dimenticato la firma: “Parola di scientista”.
    Sì, bisogna ammetterlo la dimenticano tutti.

  25. 4
    Roberto Pasini says:

    Giusto e sacrosanto il monito ricorrente a non confondere il dito con la Luna. Aggiungerei anche il monito a non confondere la Luna con il Luna Park, anche se sicuramente più colorato, divertente e rumoroso del grigiore lunare delle discipline tradizionali, obiettivamente un po’ noiose. Bisogna ammetterlo. 

  26. 3
    Corrado Luci says:

    Ben scritto Guido.
     

  27. 2
    lorenzo merlo says:

    Chissà se può bastare per vedere la luna?

  28. 1
    Guido says:

    Mi sembra utile qualche precisazione sul termine “darwinismo”. La prima grande intuizione in termini occidentali della continuità della Vita è dovuta al naturalista francese Jean Baptiste de Lamarck: il suo libro “Philosophie zoologique” è del 1809, mentre “L’origine delle specie” di Darwin è stato pubblicato 50 anni dopo. Lamarck attribuiva la trasformazione delle specie all’ereditarietà dei caratteri acquisiti, mentre Darwin la vedeva come opera di “competizione e selezione”, e qui sta il punto. “Competizione e selezione” sono le basi della civiltà industriale e quindi sono state allegramente estrapolate ovunque. Ma il primo in ordine di tempo a teorizzare l’unicità della Vita è stato il naturalista francese, i cui seguaci venivano chiamati “trasformisti”, evitando così di chiedersi se si trattasse o meno di un “progresso”, termine tanto caro all’Inghilterra dell’Ottocento, e non solo. Comunque, non mi sembra che si possa porre in dubbio la continuità della Vita. Il fatto è che la scienza divulgata, quella meccanicista-cartesiana, non vuole rinunciare ai suoi dogmi, messi bene in chiaro dallo scienziato inglese Rupert Sheldrake (“Le dieci illusioni della scienza- Apogeo Urra, 2013):
    –       La Natura si comporta come una macchina;
    –       Il complesso energia-materia è rimasto costante da sempre e per sempre;
    –       Le leggi della Natura restano invariate;
    –       La materia non ha alcun genere di coscienza;
    –       La Natura non ha alcuno scopo, né obiettivo;
    –       Tutta l’eredità biologica è trasmessa nella materia;
    –       Tutto ciò che è nella memoria è registrato come tracce materiali;
    –       La mente è un prodotto soltanto del cervello;
    –       I fenomeni psichici sono illusioni;
    –       La medicina materiale meccanicista è l’unica che funziona veramente. 
    I fatti che non rientrano in questi dogmi vengono negati, o derisi, alla faccia del metodo scientifico. Ma questi dogmi sono le basi della civiltà industriale.
    Personalmente, mi piacciono queste citazioni dello scienziato italiano Enzo Tiezzi: “La biodiversità e la meravigliosa bellezza biologica giocano in favore di un disegno metafisico nell’evoluzione della vita. Lungi dall’essere in linea con l’ideologia del creazionismo, il riconoscimento di un disegno metafisico in natura è in linea con il punto di vista dell’evoluzione, ma non con la sua deriva determinista, o meglio, in linea con il punto di vista di una “evoluzione senza fondamenti” nella quale libero arbitrio, scelte e caso giocano un intergioco complesso e meraviglioso.”
    “Gli ecosistemi nascono e si evolvono sulla base di meccanismi di co-evoluzione e auto-organizzazione. Sono sistemi di elevata complessità, interconnessi in tutte le loro componenti, e non obbediscono a leggi lineari e deterministiche.” (“Verso una fisica evolutiva”, 2006)        
     

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